Vaticano, raggiunto accordo diplomatico col Vietnam: l'artefice è il cardinale Parolin (tesse la tela dal lontano 1996)

L'intesa vietnamita è arrivata dopo l'incontro tra il Presidente Vo Van Thuong e Papa Francesco

L'intesa vietnamita è arrivata dopo l'incontro tra il Presidente Vo Van Thuong e Papa Francesco
di Franca Giansoldati
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Venerdì 28 Luglio 2023, 12:18

Dopo quasi trent'anni di pazienti dialoghi, interlocuzioni, messaggi trasversali la tela tessuta dal cardinale Pietro Parolin, dai tempi di quando era solo sottosegretario alla seconda sezione della Segreteria di Stato negli anni Novanta, ha dato i suoi frutti. La Santa Sede e il Vietnam hanno annunciato ieri di avere concluso l'Accordo sullo statuto del Rappresentante pontificio ad Hanoi e di un ufficio di rappresentanza. L'intesa diplomatica raggiunta è importante non solo perché il Vietnam nel panorama asiatico è in forte crescita, destinato a diventare un punto di riferimento, ma anche perchè sembra anticipare l'esito del cammino in corso in un altro paese governato dal partito comunista: la Santa Sede ha, infatti, chiesto alla Cina di poter aprire un ufficio diplomatico come ad Hanoi, il livello inferiore al ristabilimento futuro delle relazioni diplomatiche piene. 

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L'intesa vietnamita è arrivata dopo l'incontro tra il Presidente Vo Van Thuong e Papa Francesco. Le due parti hanno espresso «grande apprezzamento per i progressi degni di nota nelle relazioni e i positivi contributi del comunità cattolica del Vietnam». Il rappresentante pontificio, è stato deciso, fornirà sostegno alla comunità cattolica e «sarà un ponte» per far progredire i rapporti tra Vietnam e Santa Sede.

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Nei mesi scorsi erano arrivati segnali incoraggianti. In particolare la Vice Ministro Lê Thi Thu Hang aveva ribadito pubblicamente che il Vietnam rispetta e garantisce sempre la libertà di credo e di religione, creando condizioni favorevoli per le attività religiose in generale e per i cattolici in particolare. 

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Nel 1996 monsignor Pietro Parolin, oggi cardinale e figura di spicco dell’accordo sino-vaticano, aveva firmato in qualità di sottosegretario un accordo per le nomine episcopali, rinnovato senza grosse modifiche nel 2010.

Il Papa in pratica fornisce una lista di possibili candidati e il governo vietnamita, previo controllo e analisi, può accettare le nomine proposte. Anche se la maggioranza dei vescovi operanti in Vietnam è composta da preti che hanno studiato all’estero, quindi non esattamente il profilo favorito dal partito, la Chiesa in questi anni sembra avere dimostrato di lavorare per l'unità, il bene comune, la carità. 

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A metà del XVII secolo, il gesuita francese Alessandro de Rhodes (ritenuto il padre fondatore della Chiesa vietnamita) aveva definito quale fosse la linea migliore per il Vietnam, adattandosi ai costumi locali, evangelizzando in armonia con il contesto socio culturale. I rapporti con il Vaticano hanno avuto una svolta nel 1989, quando il cardinale Roger Etchegaray poté recarsi in Vietnam in visita ufficiale: a questa visita fece seguito l’invio di diverse delegazioni pontificie nelle diocesi vietnamite e al lavoro di sponda svolto dall'allora monsignor Parolin in curia. 

Il Vaticano ha recentemente parlato una crescita del cattolicesimo nel paese: secondo i dati relativi al 2019 e forniti da Vaticano News la Chiesa vietnamita conta oltre 7 milioni di fedeli pari circa al 7% della popolazione nazionale, portando la religione cattolica al secondo posto quale religione più diffusa sul territorio dopo il buddismo. La pratica religiosa è inoltre altissima con valori che sfiorano l’80-90%. 

Anche se continuano a crescere le vocazioni in Vietnam, mancano le strutture per formare gli aspiranti sacerdoti. Al 2019 la Chiesa gestiva 11 seminari maggiori, con 2.624 studenti da 27 diocesi che non sono tuttavia sufficienti ad accogliere tutti i candidati, soprattutto nel nord del Paese. 

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