Antisemitismo, rapporti tesi tra Vaticano e Israele: l'ultimo atto è la mancata presa di distanza del Papa dall'Imam Al Tayyeb

Il 31 ottobre 2023 lo sceicco Al Tayeb ha pubblicato una terribile dichiarazione antisemita

La storica firma del documento sulla Fratellanza Umana siglato 5 anni fa negli Emirati Arabi
di Franca Giansoldati
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Lunedì 5 Febbraio 2024, 11:33 - Ultimo aggiornamento: 7 Febbraio, 13:31

Non sono mai stati tanto complicati e tesi i rapporti tra il Vaticano e Israele come in questo periodo. La guerra a Gaza ha alterato tutto. L'ultima incomprensione evidenziata con una dichiarazione su X dall'ambasciatore israeliano accreditato presso la Santa Sede, Raphael Schutz, a pochi giorni dall'udienza avuta con Papa Francesco, riguarda l'approccio imparziale del Pontefice con la massima autorità del mondo islamico sunnita nonostante le sue dichiarazioni violentemente antisemite. «Il dialogo interreligioso è costruttivo finché non vengono trascurate le difficoltà e le complessità. Il 31 ottobre 2023 lo sceicco Al Tayeb ha pubblicato una terribile dichiarazione antisemita. Continuare il dialogo con lui in un approccio business-as-usual, come se tutto fosse normale, è sbagliato» ha annotato il diplomatico facendo riferimento alla lunga lettera inviata da Francesco all'Imam del Cairo, Al Tayyeb per il quinto anniversario della firma del documento sulla Fratellanza siglata negli Emirati Arabi cinque anni fa da cattolici e musulmani (sunniti). 

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Il Papa, nel messaggio inviato ieri,  ha elogiato Al Tayyeb «per il cammino di dialogo, di amicizia e di stima reciproca iniziato ad Abu Dhabi che continua a dare i suoi frutti» mentre in molte parti del mondo «gli effetti di un’assenza di solidarietà fraterna provocano distruzione ambientale e degrado sociale che causano immense sofferenze a un gran numero di nostri fratelli e sorelle.  È indispensabile quindi richiamare l'attenzione sui principi che possono guidare l'umanità attraverso le ombre oscure dell'ingiustizia, dell'odio e della guerra verso la luminosità di una comunità mondiale, caratterizzata da maggiore solidarietà sociale e amore fraterno». Ciò che l'ambasciatore di Israele fa notare al Pontefice è qualsiasi mancanza di critica all'atteggiamento manifestato dall'Imam sulla vicenda di Gaza all'indomani del pogrom del 7 ottobre.

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In quella circostanza Al Tayyen aveva, infatti, elogiato «la resistenza palestinese e il popolo di Gaza che stanno affrontando la spietata aggressione israeliana contro di loro.

I palestinesi stanno affrontando il fuoco dell'esercito terroristico dell'occupazione israeliana (...) spogliato da ogni senso della moralità e dell'umanità, attuando vari crimini brutali, tra cui bombardare ospedali; distruggere moschee e chiese; e uccidere bambini, donne, giornalisti e cittadini innocenti». Al Tayyeb non condannava in alcun modo i massacri del 7 ottobre costati la vita a 1200 civili israeliani e soprattutto non criticava l'ideologia di Hamas tesa a sterminare gli ebrei e spazzare via lo Stato di Israele dalla Palestina. Un programma di sterminio che Hamas ha sempre evidenziato in ogni documento e ogni proclama.

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Al-Azhar, in quella circostanza, elogiava anche il segretario generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres per la sua «posizione coraggiosa e cavalleresca» che chiede la fine dell'aggressione a Gaza. Guterres davanti al Consiglio di sicurezza ha affermato che bisogna riconoscere che «gli attacchi di Hamas non sono avvenuti nel vuoto. Il popolo palestinese è stato sottoposto a 56 anni di occupazione soffocante. Hanno visto la loro terra costantemente divorata dagli insediamenti e afflitta dalla violenza; la loro economia soffocata; le loro persone sfollate e le loro case demolite. Le loro speranze per una soluzione politica alla loro situazione sono svanite».

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Le incomprensioni tra il Vaticano e Israele negli ultimi tre mesi di guerra si sono sviluppate in diversi momenti sollecitando risposte diplomatiche e contatti dietro le quinte. A novembre una lettera firmata da 400 rabbini e accademici di religione ebraica di tutto il mondo avevano sollecitato al Papa una parola di vicinanza al popolo ebraico. La risposta arrivata alcuni giorni fa è stata apprezzata particolarmente dall'American Jewish Commettee: «In un momento teso nelle relazioni tra ebrei e cattolici. E' importante che nel messaggio il Papa abbia affrontato l'esplosione dell'antisemitismo condannato come peccato».

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