Nella Cappella Sistina il Papa affida agli artisti un lascito: «Non dimenticate mai i poveri, l'arte dia sempre loro la voce»

Nella Cappella Sistina il Papa affida agli artisti un lascito: «Non dimenticate mai i poveri, l'arte dia sempre loro la voce»
di Franca Giansoldati
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Venerdì 23 Giugno 2023, 11:37 - Ultimo aggiornamento: 18:02

L'arte deve aiutare i poveri, essere accessibile a chi non ha mezzi, «farsi interprete del loro grido silenzioso». Papa Francesco stamattina ha chiamato nella Cappella Sistina oltre duecento tra pittori, scultori, attori, cantautori, scrittori, registi di una quarantina di nazionalità affidando a loro un compito importante.  «Cari amici, sono felice di questo incontro con voi. Ma, prima di salutarvi, ho ancora una cosa da dirvi, che mi sta a cuore. Vorrei chiedervi di non dimenticarvi dei poveri, che sono i preferiti di Cristo, in tutti i modi in cui si è poveri oggi. Anche i poveri hanno bisogno dell’arte e della bellezza. Alcuni sperimentano forme durissime di privazione della vita; per questo, ne hanno più bisogno. Di solito non hanno voce per farsi sentire. Voi potete farvi interpreti del loro grido silenzioso». 

La lista di chi è stato invitato e ammesso a questo storico incontro è stata preparata con il bilancino diplomatico, visti i tempi difficili e le implicazioni geopolitiche sicché stavolta non c'erano artisti cinesi, taiwanesi o russi. 

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L'occasione per l'evento davvero simbolico è stato il cinquantesimo anniversario della ''pace'' suggellata da Paolo VI con tutta l'arte contemporanea, praticamente un frutto dei nuovi linguaggio introdotti con il Concilio Vaticano II che, a suo tempo, ha portato alla inaugurazione in Vaticano della Collezione d’Arte Moderna e Contemporanea dei Musei dove da allora esiste una sezione meno conosciuta ma ugualmente ricca di opere e testimonianze di altissimo livello. «La Chiesa – ha ricordato Papa Francesco - ha sempre avuto un rapporto con gli artisti che si può definire nello stesso tempo naturale e speciale. Si tratta di un’amicizia naturale, perché l’artista prende sul serio la profondità inesauribile dell’esistenza, della vita e del mondo, anche nelle sue contraddizioni e nei suoi lati tragici. Questa profondità rischia di diventare invisibile allo sguardo di molti saperi specializzati, che rispondono a esigenze immediate, ma stentano a vedere la vita come realtà poliedrica. L’artista ricorda a tutti che la dimensione nella quale ci muoviamo, anche quando non ne siamo consapevoli, è quella dello Spirito». 

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Sotto le volte michelangiolesche il pontefice ha pronunciato un lunghissimo discorso e alla fine ha salutato uno ad uno gli artisti, con alcuni si è poi soffermato a parlare qualche minuto, sotto il flash dei fotografi.

La defaillance del giorno prima, quando aveva avvertito stanchezza dopo una intensa e stressante mattinata di lavoro, sembrava sparita. Ha sorriso, scherzato, ringraziato per alcuni piccoli doni che qualche artista aveva portato con sé. Un libro, un piccolo quadro, una scultura. Ken Loach, Anish Kapoor, Marta Braga, Bill Armstrong. Alexandre Lapierre, Caetano Veloso, Mario Botta. Gli italiani erano in stragrande maggioranza: da Ligabue a Francesco Zito, da Alessandro Cognetti a Michela Murgia vestita con uno sgargiante completo arancione e il turbante in testa per nascondere gli effetti delle cure a cui si sta sottoponendo. 

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In un altro passaggio del messaggio che ha affidato agli artisti Francesco ha voluto mettere in evidenza i legami esistenti tra la spiritualità e la creatività. «Una delle cose che avvicinano l’arte alla fede è il fatto di disturbare un po’. L’arte e la fede non possono lasciare le cose così come stanno: le cambiano, le trasformano, le convertono. L’arte non può mai essere un anestetico; dà pace, ma non addormenta le coscienze, le tiene sveglie. Spesso voi artisti provate a sondare anche gli inferi della condizione umana, gli abissi, le parti oscure. Non siamo solo luce, e voi ce lo ricordate; ma c’è bisogno di gettare la luce della speranza nelle tenebre dell’umano, dell’individualismo e dell’indifferenza. Aiutateci a intravedere la luce, la bellezza che salva» 

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