Vaticano, eletto a Bose il nuovo priore con la mission impossible di riportare la pace tra i monaci

Papa Francesco e padre Enzo Bianchi
di Franca Giansoldati
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Domenica 30 Gennaio 2022, 17:09 - Ultimo aggiornamento: 3 Febbraio, 16:42

Città del Vaticano – Il Vaticano sta cercando con fatica di rimettere a posto i cocci dopo la devastante guerra di Bose. I problemi a catena dalla clamorosa cacciata di Enzo Bianchi (decisa da un decreto della Segreteria di Stato, approvato dal Papa, per motivi ad oggi ancora ignoti) restano ancora tutti sul tappeto da risolvere. A cominciare dall'ultimo contenzioso di natura economica - apertosi nel frattempo - con la Regione Piemonte, per un finanziamento. La documentazione presentata non risulterebbe conforme.

In nuova questa fase di 'normalizzazione' il tassello più importante resta l'elezione, avvenuta oggi, del nuovo 'capo' della Comunità Monastica di Bose. I monaci hanno votato Sabino Chialà, un teologo e biblista che vive nel monastero fondato da Bianchi dal 1989, specializzato negli studi di ebraico e siriaco. Autore di numerosi saggi e libri sulla figura di Isacco di Ninive.

La speranza del Papa è che Chialà possa fare un miracolo e guidare questa realtà monastica profondamente lacerata fuori dalla palude, togliendo le castagne dal fuoco al Vaticano e riportare pace.

Le guerre intestine erano scoppiate in tutta evidenza nel 2020 quando padre Bianchi, una delle figure del cattolicesimo contemporaneo più note a livello europeo, dovette fare valigia da un giorno all'altro e lasciare il monastero piemontese da lui fondato nel 1965.

Nel decreto vaticano (approvato dal pontefice) veniva chiesto a Bianchi di andare in esilio e ritirarsi in un piccolo centro in Toscana con alcuni suoi fedelissimi. Le presunte accuse di autoritarismo non sono mai state provate e ad oggi mai è stato scritto quale fosse il problema effettivo. Nel frattempo il Papa gli ha persino scritto anche una lettera - diffusa nel maggio scorso dal sito Silerenonpossum - in cui gli manifesta affetto, vicinanza e stima, aggiungendo persino di sentirsi un suo figlio spirituale.

Padre Enzo Bianchi in quest'anno di esilio non si è scoraggiato e non ha mai smesso di scrivere articoli, fare conferenze, incontrare persone. Alcuni mesi fa si è però sfogato su Twitter per sottolineare il suo livello di solitudine: «Cari amici sono invecchiato e ho difficoltà a venirvi a trovare. Vivo in esilio a Torino, da solo, ma la mia vocazione è comunitaria non eremitica. Perciò venite voi e a pranzo troverete piatti gustosi e converseremo in pace. Oggi peperoncini dolci farciti di carni e aromi». Aggiungeva che per gli anziani cambiare abitudini e migrare era uno strappo « non pensabile anche perché ci prepariamo all’esodo finale, non a cambiar casa e terra». Intanto gli scontri e i veleni tra le celle della Comunità monastica nel biellese non smettevano. Adesso spetterà al nuovo priore riportare serenità anche se, di questi tempi, sembra una mission impossible.

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