La guerra di Bose sfocia nelle offese: «Bianchi è un bugiardo», botta e risposta a suon di carte

La guerra di Bose sfocia nelle offese: «Bianchi è un bugiardo», botta e risposta a suon di carte
di Franca Giansoldati
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Mercoledì 17 Marzo 2021, 12:26 - Ultimo aggiornamento: 18 Marzo, 14:20

Città del Vaticano - Ormai siamo agli insulti. Con buona pace per la bellissima enciclica Fratelli Tutti. Non c'è pace sotto gli ulivi di Bose, la comunità ecumenica divenuta famosa nel mondo per aver fatto del dialogo un punto di forza ma che ora - per paradosso - sta implodendo proprio per una mancanza di dialogo e per una faida interna. Il ritorno dei Guelfi e dei Ghibellini. L'ultimo atto è l'accusa rivolta a Enzo Bianchi di essere un bugiardo. 

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Le fazioni si combattono a colpi di comunicati che gettano ombre tristi sugli uni e sugli altri. L'ultima precisazione arriva dal visitatore apostolico padre Amedeo Cencini inviato in loco, un anno fa, dal Papa, per cercare di ricucire lo strappo tra il fondatore Bianchi e il neo capo di Bose, fratel Luciano Manicardi deciso a spedire fratel Enzo Bianchi in un buon retiro dorato in modo da poter gestire meglio la realtà monastica senza lacci e lacciuoli.

Bianchi - come si sa - non solo ha risposto picche rifiutandosi di fare valigia verso un convento individuato in Toscana, in quel di Cellole, vicino a San Gimignano, ma ha successivamente rivolto accuse pesanti verso chi lo ha voluto mandare via, sostenendo che sfrattavano un anziano, bisognoso di cure e soprattutto senza mezzi economici adeguati per poter comprare o affittare un complesso in grado di ospitare lui e quei pochi monaci e monache disposti a seguirlo nell'esilio forzato.

A smentire che padre Bianchi non abbia il becco di un quattrino, come ha scritto lui stesso, è stato padre Amedeo Cencini, il religioso psicologo che aveva avuto dal Papa l'incarico di fare l'indagine dentro Bose e cercare di capire perchè tra Bianchi e fratel Manicardi, appoggiato dalla curia fossero iniziati a scorrere fiumi d'odio. Scrive Cencini sull'ultimo comunicato diramato oggi: «Il comodatario stesso dispone di adeguati mezzi di sussistenza personali, come da me appurato, nel corso del mio operato per l’esecuzione del Decreto singolare del 13 maggio 2020».

Padre Cencini aggiunge altre cose pesantissime. Innanzitutto ribadisce che la proposta a Bianchi di trasferirsi a Cellole fu accettata dallo stesso priore nel novembre scorso, salvo poi ripensarci.  Il Decreto (avallato dal Papa) specificava che lo spostamento a Cellole doveva ultimarsi entro il 16 febbraio (quindi oltre un mese dopo) e precisava che le scadenze intermedie sarebbero state comunicate in seguito. Tra il 26 gennaio e il 2 febbraio cinque fratelli e due sorelle davano per iscritto la propria disponibilità a recarsi a Cellole alle condizioni indicate dal Decreto. 

«Si deduce che non è vero quanto afferma fratel Enzo che il Decreto gli “ingiunge di trasferirsi a Cellole senza sapere né identità né numero dei fratelli e delle sorelle che sarebbero andati a vivere con lui”. Il Comodato d’uso gratuito, essendo redatto a termini di legge, non indica affatto la possibilità di “cacciare” il comodatario, ma garantisce il comodante da un uso dei beni difforme da quanto pattuito».

Inoltre, si chiarisce, i terreni inclusi nel Comodato sono quelli nelle immediate adiacenze degli immobili e attualmente coltivati a orto. Altri terreni sono in affitto alla società agricola Agribose i cui soci sono fratelli e sorelle della Comunità (socio di maggioranza), quindi tutti abilitati a coltivarli.


«Contrariamente a quanto affermato da Enzo Bianchi, né il Decreto né tanto meno il Comodato d’uso contengono alcun divieto a “condurre vita monastica”, ma solo a “fondare comunità, associazioni o altre aggregazioni ecclesiali”. Chi vi andrà sarà libero di vivere il tipo di vita (monastica) che desidera, in piena libertà» si legge nel comunicato.

Padre Cencini spera che le sue precisaioni «aiutino a una lettura corretta degli eventi di queste ultime settimane e facilitino l’ottemperanza a quanto richiesto dal Santo Padre". L'ottemperanza a cui fa riferimento è il trasferimento definitivo di Enzo Bianchi da Bose. 

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