Città del Vaticano - A sei mesi dalla nomina in Germania di una donna a vicario generale di una diocesi, praticamente uno strappo al codice di diritto Canonico, il Vaticano ha evitato qualsiasi reazione. Nessuna condanna, nessuna critica, nessun tipo di comunicazioni. L'incarico alla teologa Stephanie Rieth, una accademica di 47 anni che – per la prima volta – svolge il ruolo di vicario generale della diocesi di Magonza sembra sia passato sotto silenzio da Roma, forse per non accendere altre polemiche con la chiesa tedesca e innalzare ancora di più il livello di scontro con Roma. Tuttavia c'è una altra tesi che propende per spiegare la non reazione di Roma come una forma di 'silenzio-assenso'.
In genere le più alte cariche nelle diocesi cattoliche, come quella di vescovo e di vicario generale, sono sempre state riservate a persone consacrate e quindi a uomini.
Appena nominata, parlando alla agenzia Kna, la teologa disse che la sua nomina non riguardava tanto una questione femminile. Semmai era segnale chiaro che si trattava della partecipazione al governo di una persona non ordinata, un non sacerdote. Naturalmente non ci sono state congratulazioni da parte del Vaticano al momento del suo arrivo. Il silenzio ha accompagnato questi mesi di lavoro.
Uno dei progetti che Stephanie Rieth sta portando avanti assieme al vescovo riguarda la riduzione di spese della diocesi e hanno pensato a ridurre drasticamente il numero delle parrocchie. «Entro il 2026, tutte le 46 nuove zone pastorali dovranno decidere a cosa rinunciare e come. Anche le chiese saranno abbandonate o riconsacrate».
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