PERUGIA - La pandemia non ferma le battaglie degli enti davanti al Tar, tra l'Ordine degli avvocati che porta in tribunale l'Azienda ospedaliera di Perugia e palazzo dei Priori che resiste contro la corazzata della presidenza del Consiglio dei ministri e ben tre ministeri.
La prima vicenda giudiziaria vede il direttivo degli avvocati perugini che hanno contestato un avviso del Santa Maria della misericordia per quelle consulenze dai compensi troppo bassi, lontane da minimi tabellari, e i requisiti che non avrebbero consentito la partecipazione di un numero congruo di colleghi. «Il Consiglio dell'Ordine degli avvocati di Perugia – spiega infatti una comunicazione -, nell'ambito della propria costante attività di vigilanza sulla legittimità delle procedure avviate dalle pubbliche amministrazioni. per il conferimento di incarichi forensi e a tutela degli interessi degli iscritti, ha impugnato innanzi al Tar dell'Umbria l'avviso di indagine esplorativa approvato alla Azienda Ospedaliera di Perugia del 23 settembre 2020 per l'affidamento di servizi di supporto giuridico-legale in materia di contrattualistica pubblica, ritenendone le previsioni contrastanti con i principi di libera concorrenza e dell'equo compenso». Un avviso che prevedeva compensi di 60mila euro l'anno per tre anni, ma senza individuare con precisione gli incarichi, che quindi avrebbero potuto (soprattutto in un momento di emergenza e con tante tensioni) prevedere un impegno molto lontano da quella parcella forfettaria. Un problema segnalato dal Nucleo territoriale di monitoraggio dell'Ordine e per cui la stessa Azienda ospedaliera, con una nota firmata dal direttore amministrativo Enrico Martelli, ha deciso di revocare l'avviso impugnato. E non solo: la prossima stesura dell'avviso accoglierà «le considerazioni ritenute congrue rispetto alla procedura di affidamento del servizio», con riserva «di avere un'interlocuzione con l'Ordine sulla nuova procedura da avviare».
PALAZZO DEI PRIORI
Intanto, il Comune di Perugia affila le armi e si affida all'avvocato Giovanni Corbyons, deliberando l'elezione di domicilio nel suo studio a Roma, come riporta una recente determina dirigenziale, per contrastare presidenza del Consiglio e i ministeri della Giustizia, dell'Interno, dell'Economia e delle Finanze, che hanno proposto appello davanti al Consiglio di Stato dopo che palazzo dei Priori ha vinto lo scorso febbraio il processo davanti al Tar del Lazio per i rimborsi che lo Stato deve al Comune per le spese della giustizia.