Vincenzo muore di overdose, la mamma denuncia tutto a Cantone: «Ritardi e gravi omissioni»

Vincenzo Pugliese, morto a nemmeno 22 anni di overdose
di Egle Priolo
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Domenica 24 Marzo 2024, 08:19 - Ultimo aggiornamento: 09:43

PERUGIA - Vincenzo Pugliese è morto a meno di 22 anni per overdose. Dopo mesi a cercare un posto libero in una comunità in cui un giudice lo aveva mandato e persino i carabinieri lo sapevano in cura. Ucciso invece dalla sua stessa vertigine, dal bisogno di uscire da se stesso. Ma annientato anche dai ritardi del sistema che avrebbe dovuto salvarlo. Ne è convinta Antonella Scelzo, la mamma che da giugno scorso ne piange la morte e che ha denunciato tutti quei passaggi a vuoto, quell'«incaglio del sistema» per cui il figlio è stato di fatto abbandonato. A se stesso e ai suoi impulsi.

«Hanno abbandonato Vincenzo. Ora lui è morto e io voglio solo sapere perché. Denuncio tutto perché ho diritto di conoscere la verità», dice Scelzo. Da qui le quattordici pagine fitte fitte sugli ultimi anni di vita di Vincenzo raccontati nell'esposto consegnato al procuratore capo Raffaele Cantone. Quattordici pagine, scritte con l'aiuto dell'avvocato Sara Pievaioli, che finiscono con due numeri: 328 e 586. Gli articoli del codice penale che raccontano di omissione di atti d'ufficio e di morte in conseguenza di altro reato. Perché sono queste le ipotesi che si contestano a chi avrebbe dovuto sostenere Vincenzo nella sua battaglia contro la droga e invece avrebbe disatteso ben due pronunciamenti che ne avevano imposto l'entrata «improcrastinabile» in una comunità di recupero. Come richiesto dall'amministratore di sostegno Liana Lucaccioni, dal pm Patrizia Mattei, dalla famiglia di Vincenzo e da lui stesso, in lacrime, davanti al giudice.
Eppure qualcosa non è andato per il verso giusto, in una storia incredibile che una mamma non vuole far derubricare tra quelle morti per overdose, di disperati senza nome e senza speranza. «Perché Vincenzo una speranza l'aveva. La voleva. Ma invece ci hanno ucciso entrambi», insiste Antonella. La storia inizia quando Vincenzo ha 17 anni, inizia a drogarsi e a curarsi, ma con pochi risultati. È polidipendente, con un disturbo borderline di personalità. I medici e le terapie non bastano, come i soldi per una dose. Diventa violento e autolesionista, finché a ottobre 2022 la madre lo denuncia per maltrattamenti. A novembre viene allontanato da casa. Nell'ordinanza il giudice Piercarlo Frabotta scrive che «il servizio specialistico psichiatrico che ha in cura il Pugliese provvederà con la massima sollecitudine a richiedere l'inserimento dello stesso presso la Comunità (…) ove lo stesso dovrà fare ingresso in regime di libertà vigilata». Un richiamo così netto che persino il pubblico ministero che gli notifica l'avviso di conclusione indagini, ad aprile 2023, lo sa «attualmente dimorante» in quella struttura. Dove però Vincenzo non è mai entrato. Ucciso il 9 giugno da un mix di psicofarmaci e metadone, sotto casa a San Sisto, l'ultima dose comprata a Fontivegge.
Solo con l'accesso agli atti effettuato dall'avvocato Pievaioli pochi mesi fa, Antonella scopre che la comunità indicata dal gip aveva dato «disponibilità all'inserimento» del ragazzo «a condizione che la relativa richiesta pervenisse a cura del Sert e del Csm».

C'era stata l'attivazione dell'amministratrice, un esposto al giudice tutelare per la necessità di inserire Vincenzo in una comunità a doppia diagnosi, ma qualcosa si è inceppato. «Per giorni, settimane e mesi senza che si attuassero la traduzione nella struttura e il percorso di trattamento e cura: l'ordinanza non è mai stata eseguita», spiega Scelzo a Cantone. Il sistema si blocca, chiede una nuova valutazione, propone un'altra struttura e i mesi passano. «Perché? La valutazione psichiatrica era stata fatta da un consulente tecnico nominato apposta – insiste Scelzo -, c'erano già due provvedimenti giudiziali, uno del giudice tutelare e l'altro del gip, che avevano disposto d'urgenza il suo ingresso. Perché questi ritardi?». Mamma Antonella parla di «gravi omissioni», mette in fila nomi e passaggi, ma la sua denuncia al momento è contro ignoti. Se, oltre al dolore di una madre, ci saranno anche ipotesi di reato saranno adesso gli accertamenti disposti dalla procura a evidenziarlo.

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