Vertenza Sangemini, i lavoratori: «La proprietà non può sanare i debiti a scapito nostro»

Vertenza Sangemini, i lavoratori: «La proprietà non può sanare i debiti a scapito nostro»
di Aurora Provantini
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Lunedì 3 Gennaio 2022, 18:57

TERNI - Non si fidano, le lavoratrici e i lavoratori di Sangemini e Amerino. Chiedono di conoscere, una volta pe tutte, i contenuti del concordato di Ami (Acque Minerali d’Italia)  omologato dal tribunale di Milano il 28 dicembre scorso. Perché in quel documento è scritto il loro futuro.  E perché si sono sacrificati fin troppo: in cassa integrazione dal 2018. Se da una parte l’omologa ha messo un punto alla vertenza, dall’altra non si riesce a capire se la strada, per loro, sarà di nuovo ripida. In salita. In cinque anni la proprietà (i fondi Clessidra e Magnetar hanno acquisito l’80 per cento del capitale della famiglia Pessina) dovrà sanare i debiti, è vero, ma non è chiaro a scapito di chi. Ancora una volta dei lavoratori degli stabilimenti di  San Gemini e Acquasparta? «Giochiamo a carte scoperte», suggeriscono. «Solo dopo aver  visionato il piano industriale e commerciale relativo ai siti umbri – dichiarano le rappresentanze sindacali di  Fai Cisl, Flai Cgil e Uila Uil -  e una volta aver capito se si potrà dare prospettiva di investimenti per la salvaguardia occupazionale e per il mantenimento dei marchi prodotti, ci esprimeremo».  
«Crediamo sia necessario fare chiarezza sullo stato attuale della vertenza e ribadiamo con fermezza che il percorso in piedi con il management aziendale è  tutto da definire – chiariscono  - per questo serve la vicinanza di tutte le istituzioni locali e della politica unita, per la salvaguardia dei siti produttivi e dell'occupazione, anche in relazione agli impegni firmati in passato da tutti noi».
Proseguiranno gli incontri con l'azienda per delineare un piano di sviluppo che dovrà servire a traghettare il gruppo in “acque” più tranquille. Per le tre sigle sindacali sarà fondamentale anche l'apporto degli strumenti regionali sulle politiche attive, percorso già aperto con l'assessorato allo Sviluppo economico della Regione Umbria, così come sarà importante il tavolo ministeriale per una risoluzione definitiva a livello nazionale.

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