Vaccini, medici di famiglia contro l'accordo con gli specializzandi: «Investimento incomprensibile»

Vaccini, medici di famiglia contro l'accordo con gli specializzandi: «Investimento incomprensibile»
di Egle Priolo
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Lunedì 8 Marzo 2021, 10:13 - Ultimo aggiornamento: 18:13

PERUGIA - «Otto euro e 16 centesimi – lordi – per ogni vaccinazione a domicilio. Quindi, tra appuntamento, andata e ritorno, praticamente otto euro all'ora. E adesso ci vengono a dire che gli specializzandi ne prenderanno 40 all'ora per aiutare nella somministrazione dei vaccini. Perché spendere così questi soldi? Perché non far lavorare loro in ospedale, visto che c'è carenza di personale, e lasciare a noi le vaccinazioni? La prevenzione sul territorio è sempre stata il nostro mestiere».

Sono arrabbiati, i medici di famiglia. Che si sentono «sminuiti, denigrati» dall'accordo fatto a livello nazionale con i medici specializzandi, che a partire dal primo anno della scuola di specializzazione saranno arruolati come vaccinatori. Per il loro contributo, che è volontario, è previsto appunto un compenso orario a carico delle Asl di 40 euro lordi e un incarico a tempo determinato per una durata non superiore a 6 mesi. E davanti alla soddisfazione della Federazione nazionale degli Ordini dei medici («Finalmente sono considerati e trattati come professionisti a tutti gli effetti»), arrivano invece i nervi dei medici di base. «Tutti noi siamo disposti a vaccinare e non ci siamo mai tirati indietro», spiegano i medici umbri dopo aver portato il loro confronto su WhatsApp, appena uscita la notizia: hanno creato un gruppo e da sabato sera dibattono su come far emergere la loro posizione. Soprattutto dei non massimalisti, di quei professionisti quindi che avrebbero sia tempo che desiderio di lavorare anche di più e partecipare al piano vaccinale. «Non capiamo perché non si sia pensato a una partecipazione su base volontaria – chiedono -. Quando abbiamo detto no all'effettuazione dei tamponi, anche a pazienti sintomatici, era perché nessuno ci forniva presidi e garanzie a tutela della nostra salute. Ma la vaccinazione è un'altra cosa, visto che va fatta a chi sta bene. Invece, ci è stata lasciata la parte più complessa, giustamente, come la somministrazione a domicilio dei nostri pazienti fragili e allettati, e ci hanno tolto una mansione, tutta l'altra fetta di persone che potremmo vaccinare anche noi. Se ci avessero dato i vaccini lo avremmo fatto, come sempre». Una protesta, comunque, che non si ferma certamente ai 70 professionisti uniti da WhatsApp in Umbria, ma che è arrivata fino al nazionale, con il vice segretario nazionale Fimmg, Federazione italiana medici di famiglia, Domenico Crisarà che ha commentato così: «Chiamano l'Esercito e la Croce rossa ma non coinvolgono noi che abbiamo immunizzato 13 milioni di italiani contro l'influenza».
I sindacati in Umbria al momento, secondo quanto emerge dalle chat dei professionisti, sembrano stare alla finestra ad aspettare, mentre i medici di base si confrontano e restano in attesa di un segnale.

Perché se è vero che i primi dubbi sono sui motivi di un investimento considerato fuori fuoco, dall'altra parte c'è la volontà di restare in prima linea contro un nemico comune.

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