Tesserino e uniforme, fanno controlli e pure la scorta a un ignaro Daniele Silvestri: ma sono finte guardie ambientali. «A processo»

Il tribunale di Perugia
di Egle Priolo
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Mercoledì 18 Gennaio 2023, 07:31

PERUGIA - Controlli sulle condizioni di salute dei cani, interventi in caso di fuochi accesi. E ancora, acquisizione di testimonianze per ritrovare animali scomparsi, segnalazioni su maltrattamenti e verbali contro chi abbandona i rifiuti. Tutte attività meritorie, per la tutela dell'ambiente e degli amici a quattro zampe. Peccato che i super eroi green per portarle avanti si presentassero come guardie ambientali, addirittura come operatori di polizia giudiziaria senza averne titolo. Se non un tesserino praticamente fatto in casa. Insomma, eroi tutti chiacchiere e distintivo.

È per questo che il sostituto procuratore Mario Formisano ha chiesto il rinvio a giudizio per 13 persone, accusate a vario titolo di truffa, falso ideologico e usurpazione di funzioni. Un gruppo che avrebbe organizzato una «sedicente “Sezione Speciale di Polizia Giudiziaria”», attuando controlli e arrivando a portar via gatti a una donna perché evidentemente reputati in condizioni igienico sanitarie precarie. Ma sempre senza averne nessun potere.
In particolare, in base alle accuse, alcuni di loro, volontari dell'associazione Agri Ambiente si sarebbero autocostituiti in una forza di polizia inesistente, «qualificandosi illegittimamente quali guardie particolari zoofile». Illegittimamente perché «sprovvisti del necessario decreto prefettizio di nomina e senza essere iscritti all'Associazione Europea Operatori di Polizia – A.E.O.P.». Eppure, queste finte guardie ambientali andavano in giro con «un tesserino di identificazione... con funzioni di Polizia Giudiziaria, recante la scritta “A.E.O. Polizia – Sezione Speciale Polizia Giudiziaria Comando regione Umbria». Ma non solo. Perché il loro presidente, un 80enne di Monte Santa Maria Tiberina, si sarebbe presentato come loro comandante con tanto di «uniformi di colore blu, con gradi militari e logo riferibili all'A.E.O.P.», chiarendo di essere «generale di brigata», truffando quindi – sempre secondo le accuse – chi pensava di iscriversi all'associazione e di diventare quindi guardia giurata zoofila. Come si comportavano per esempio «due uomini in divisa e una donna in borghese» entrati in un'abitazione privata «al fine di eseguire controlli sanitari» sul gatto della proprietaria, «rappresentandole il rischio di poter essere denunciata per maltrattamento». Le intenzioni, magari, erano anche buone, ma tutto questo costituisce ben 39 capi di imputazione per altrettanti reati. Reati commessi, tra il 2019 e il 2020, da Perugia a Magione, fino a Passignano, Monte Santa Maria Tiberina e Norcia, dove addirittura si sarebbero messi di scorta a Daniele Silvestri durante un concerto. Reati a cui si aggiunge la truffa all'Afor che li pagava per il servizio antincendio o quei 22mila euro di ingiusto profitto derivante dall'iscrizione nel Registro regionale delle associazioni di volontariato, dopo aver indotto in errore un funzionario comunale sui loro requisiti.
I 13, difesi tra gli altri dagli avvocati Stefano Tentori Montalto, Francesco Falcinelli, Giuseppe De Lio e Francesca Pasquino, si presenteranno il 22 febbraio davanti al giudice Valerio D'Andria che dovrà stabilire se mandarli a processo.
Un procedimento che ieri è arrivato fino a palazzo Cesaroni, con il consigliere regionale Tommaso Bori (Pd) che ha chiesto «chiarimenti circa l’affidamento dei servizi di Protezione civile alla Aeop» e se la Regione abbia davvero versato somme a sostegno di tale associazione «visto che si parla di qualifiche mai conseguite».

La Regione ha risposto come «dal 2016 ad oggi, vista la partecipazione alle attività previste, sono stati erogati fondi per 21.229 euro. Al momento l’associazione non è considerata attiva» perché «è stata avviata la procedura per la sospensione dell'operatività».

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