Terni, pestato per gelosia dal branco sotto la Passeggiata: a processo tre ventenni

Il 19enne ternano finì in ospedale con una prognosi di 40 giorni

Terni, pestato per gelosia dal branco sotto la Passeggiata: a processo tre ventenni
di Nicoletta Gigli
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Sabato 27 Gennaio 2024, 09:04 - Ultimo aggiornamento: 09:06

TERNI - Lo accerchiarono in sette per trascinarlo di peso sotto la Passeggiata, lontano da sguardi indiscreti.

La sera del 30 ottobre 2021 lo atterrarono e poi lo picchiarono selvaggiamente con calci e pugni coprendogli il volto con la sua felpa perché non vedesse chi lo stava massacrando di botte. Uno dei suoi aggressori, quasi tutti extracomunitari, ripeteva “t’ammazzo figlio dello sbirro” perché sapeva che nella famiglia del ragazzo c’erano persone delle forze dell’ordine.

Lui, oggi 21enne, ternano, un fisico atletico che l’ha salvato da conseguenze ben più tragiche, rimasto in canottiera e senza telefonino, riuscì a scappare e a raggiungere la sua abitazione. Per il giovane un lungo ricovero in ospedale e una prognosi di guarigione superiore a 40 giorni, lo choc che gli impedì a lungo di uscire da solo. E la denuncia della madre, che ha permesso di portare a processo tre dei suoi aggressori: un libico di 25 anni, un 23enne di origine nordafricana nato a Terni e un ternano di 21 anni.

I primi due sono stati rinviati a giudizio dal giudice, Chiara Mastracchio per lesioni gravi, il 21enne ternano per minacce.

E’ difeso dall’avvocato Maurizio Cecconelli e quella sera, anche se non partecipò attivamente al violento pestaggio, per l’accusa sostenuta dal pm, Chiara Bisello, ricoprì di insulti e minacce la vittima del branco.

Il libico, indicato dagli investigatori della questura come il capo del gruppo, ha chiesto e ottenuto l’affidamento in prova. Sta svolgendo lavori socialmente utili e durante la prossima udienza si farà il punto sul suo percorso.

Gli altri due tornano in aula l’8 febbraio per sapere chi sarà il giudice che porterà avanti il processo.

Il giovane e la sua famiglia non si sono costituiti parte civile anche se la presa di posizione della mamma della vittima del pestaggio fu forte e decisa. Accanto alla denuncia la donna volle parlare pubblicamente di episodi di violenza che mettono a rischio troppe vite: «Mi sento in dovere - disse al Messaggero mentre suo figlio era in ospedale - di fare in modo che certe cose non capitino ad altre famiglie.

Bisogna intervenire prima che sia troppo tardi».

La vicenda iniziò in piazza dell’Olmo, quando il giovane ternano, in compagnia di amici, fu avvicinato da uno straniero che rifilò uno schiaffo ad un ragazza che era nel gruppo. Lo straniero strattonò il giovane ternano accusandolo di avergli rubato la ex fidanzata ma lui, pronto al dialogo, tentò di farlo ragionare. Ma non fece in tempo perché dal nulla spuntarono gli altri sei che lo accerchiarono e lo trascinarono sotto la Passeggiata, dove andò in scena la violenza. Scatenata da quei soliti futili motivi alla base di diversi pestaggi nelle vie della movida.

La vittima, costretta al ricovero in ospedale, non fu lasciata in pace neppure nelle ore seguenti l’aggressione. Sullo smartphone che un amico recuperò in terra nel luogo in cui fu picchiato senza pietà qualcuno iniziò a scrivergli messaggi minatori. Annunciando che, in caso di denuncia degli aggressori, contro di lui era pronta una guerra spietata.

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