Terni perde 185 negozi in dieci anni, 140 nelle periferie: «Colpa della grande distribuzione»

Terni perde 185 negozi in dieci anni, 140 nelle periferie: «Colpa della grande distribuzione»
di Aurora Provantini
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Martedì 28 Febbraio 2023, 12:13

TERNI - Terni meglio di Perugia. Ma non consola: i negozi al dettaglio chiudono comunque, seppure in percentuale minore nel centro storico rispetto alle periferie.  Tra corso Tacito e le vie traverse (Goldoni, Angeloni, Faustini, Beccaria, Petroni), è un susseguirsi di saracinesche abbassate. Eppure i dati dell’Osservatorio della demografia d’impresa nei centri urbani pubblicato il 27 febbraio da Confcommercio, fotografano un centro città tutto sommato in buono stato di salute. A stare peggio sarebbero le periferie. Li, nell’ultimo decennio, sono scomparse 140 attività specializzate. Lì dove si è assistito al fiorire costante della grande distribuzione, per ogni centro commerciale che è sbocciato si sono appassiti almeno una decina di negozi di prossimità.
Meno grave, sembrerebbe, la situazione nel cuore commerciale naturale: il centro di Terni perde solo 45 attività in dieci anni, mentre il centro di Perugia è costretto a rinunciare a ben 94 negozi nello stesso periodo di riferimento. Il numero complessivo, 185 nel comune di Terni, comunque preoccupa. «E affrontare il tema della rigenerazione urbana è ormai irrimandabile» - dicono in Confcommercio. Il pensiero non va solo alle imprese ma alla comunità: alla società nel suo complesso perché con meno negozi le perone beneficiano di meno servizi. Ma vediamo le dinamiche settore per settore. In un decennio il centro di Terni ha perso 11 “boutique” dell’alimentare: nel 2012 tra via Primo Maggio e via Cavour c’erano 45 negozi, abbondavano forni, macellerie, panetterie, norcinerie, drogherie e fruttivendoli (dalle otto del mattino in corso Vecchio non si faceva altro che saltare da un banco della frutta all’altro). Ora ce ne sono 34. Quello che rinnova un po' il tessuto economico è la nascita, negli ultimi quattro anni (dal 2019) di nuove forme di alloggio sia in centro che fuori dal centro: 4 attività ricettive nel cuore della città e 12 in periferia. Il bilancio dei bar è con il segno più, ma di poco: si passa dai 133 del 2012 ai 136 di oggi, e comunque è un rinnovarsi continuo nella zona della Movida. Buona la tenuta dei ristoranti nonostante la crisi pandemica e malgrado il caroprezzi e le bollette d'oro.
Anche le strutture alberghiere sono aumentare, ma le librerie no. “Gli articoli culturali e ricreativi in esercizi specializzati” sono in declino: passiamo dai 39 negozi del 2012 ai 29 del 2022 in centro, e dai 77 ai 61 fuori dal centro storico. Comunque Terni batte Perugia nel “cuore”: perde solo l’11,6 per cento delle attività al dettaglio mentre Perugia il 26,9 nel centro storico. Ma esce distrutta nelle periferia, dove sparisce il 15 per cento dei negozi di prossimità mentre a Perugia l’11 per cento. La crisi del commercio, insomma, non arretra. E se a colpo d’occhio sembra che il centro stia messo male, le periferie stanno comunque peggio perché non essendoci i piccoli, ai consumatori non resta che affidarsi i servizi offerti dai colossi della distribuzione.

Gli ambulanti in sede fissa invece sono stabili, ma quello è un capitolo a a parte che si lega alla vicenda della vendita del mercato coperto. La città è comunque in affanno. I dati, dentro e fuori dal centro, non sono incoraggianti e i commercianti dovranno affrontare nuove sfide.

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