L'intervento/ "Thyssen vuole chiudere Ast: il governo trovi un nuovo compratore di livello internazionale"

L'intervento/ "Thyssen vuole chiudere Ast: il governo trovi un nuovo compratore di livello internazionale"
di Giorgio Finocchio
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Martedì 12 Agosto 2014, 14:15 - Ultimo aggiornamento: 14:16
TERNI Il 4 settembre Governo, istituzioni e sindacati torneranno ad incontrarsi con Thyssen-Krupp. Accanto alle sacrosante e legittime azioni di protesta e sensibilizzazione occorrerebbe capire di quale strategia propositiva ci dotiamo, in primis il Governo italiano, per affrontare questo appuntamento.



Cosa non fare. Partiamo dalle cose da non fare. Non confondere il futuro di Ast con l’area di crisi complessa: sono due discussioni che necessitano approcci e punti di vista diversi. La richiesta di un intervento da parte dell’Europa, con particolare riferimento agli impegni assunti dalla Commissione Europea al momento della riacquisizione dei tedeschi è giusta, ma applicando un minimo di realismo possiamo affermare che la Commissione Europea ha lavorato per giungere a definire questa situazione, salvaguardando quell’”Asse del Nord” che in campo industriale vede la Germania e i suoi interessi economici come prioritari. Aveva un senso fare pressing fino a quando la procedura di vendita era aperta. Oggi, oggettivamente un dietrofront dell’Europa, pur essendo doveroso, non è plausibile. La cosa più importante da non fare, rischio un pericoloso abbaglio che in tanti hanno già preso ai vari livelli istituzionali (“meno male che tornano i tedeschi”) è chiedere ai tedeschi di rivedere il piano industriale già presentato, ovvero di presentarne uno nuovo. I tedeschi non hanno, non vogliono e può darsi non possano avere un piano industriale.



I tedeschi vogliono chiudere. Capire le intenzioni dei tedeschi, le loro idee e le conseguenti azioni che stanno portando avanti su Terni è propedeutico ad una controffensiva strategica che possa ottenere risultati. Ci hanno detto che vogliono operare un’azione di ristrutturazione agendo sulla riduzione dei costi in particolare tagliando posti di lavoro e razionalizzando la parte impiantistica, per poi eventualmente mettere sul mercato una realtà più forte. Il piano presentato risponde a queste esigenze? No, nella maniera più assoluta. Il costo del personale incide nell’ordine del 5% del fatturato complessivo, quindi quasi irrilevante. L’annunciato dimezzamento dell’area a caldo è una contraddizione per chi si propone di vendere nel breve o medio periodo. L’eventuale compratore potrebbe essere interessato alla possibilità di sfruttamento massimo degli impianti. Perché quindi dimezzare? I costi veri per un moderno impianto siderurgico riguardano per l’80% le materie prime e qui la ghigliottina operata sul commerciale è emblematica. Tutte le azioni concrete che ThyssenKrupp sta mettendo in atto vanno verso lo smantellamento del sito.



A chi giova la chiusura. Cui prodest? Certamente ai finlandesi che si toglierebbero d’impaccio uno dei maggiori competitor, gioverebbe al mercato europeo che in un colpo solo risolverebbe quasi del tutto il problema della sovraccapacità produttiva di inox pari a circa il 20% (Ast sola produce il 15%). L’unica strada percorribile è trovare un compratore adatto per Ast. E’ qui che il Governo deve svolgere la sua azione.



Acquirenti interessati. E’ ancora attuale l’interessamento di Aperam, l’unica offerta pervenuta non più di otto mesi fa e rigettata al mittente perché troppo bassa? Noi sappiamo che, in campo siderurgico, l’interessamento per un impianto non è un colpo di fulmine: tutto fa pensare che il proposito di Aperam di sostituire la vecchia acciaieria di Chatelet con Terni possa essere ancora valido. C’è qualcuno che ha verificato questa ipotesi? Oggi questa ipotesi si arricchisce di un ulteriore elemento: fonti ministeriali danno oramai per certo l’acquisizione di Ilva da parte di Arcelor-Mittal, la stessa società che controlla il 100% di Aperam . Si parla anche di un interessamento in quota minore del gruppo Arvedi e Marcegaglia. Ma non si può ipotizzare una trattativa complessiva che possa determinare rispettivi interessi con la cessione di quel che resta della siderurgia italiana ad un unico compratore determinando anche precise garanzie per lo Stato italiano, anche ipotizzando l’utilizzo del Fondo strategico di investimento?



La richiesta al premier Renzi. Al premier Renzi chiederei di attivarsi verso Lakshmi Mittal, fondatore del colosso Arcelor-Mittal e unico azionista di Aperam- Il Governo deve verificare questa ipotesi o esplorare nel più breve tempo possibile altre ipotesi di soggetti industriali interessati.
TK ha iniziato la procedura di vendita per Vdm, si chieda di fare la stessa cosa per Ast: il 4 settembre si può firmare un accordo in cui TK si impegna a congelare il piano presentato, e il Governo a ricercare un soggetto industriale acquirente per Ast con una precisa scadenza temporale.
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