Proseguono i giudici contabili: «La Procura regionale contesta meramente una scorretta ed irregolare rendicontazione, partendo proprio dalla documentazione depositata dal gruppo consiliare in Regione, deducendo la non pertinenza della spesa all’attività del Gruppo consiliare e prospettando violazioni di legge nella costituzione del rapporto di lavoro del personale. Si tratta - viene spiegato - di violazioni formali che l’amministrazione danneggiata avrebbe potuto ben verificare attivando gli ordinari poteri di controllo, prima dell’approvazione dei rendiconti (che risulta essere stata effettuata dalla Regione, come emerge dalla documentazione agli atti). L’occultamento doloso, difatti, non può coincidere, puramente e semplicemente, con la commissione dolosa del fatto dannoso in questione ma richiede un’ulteriore condotta, indirizzata ad impedire la conoscenza del fatto».
I sette consiglieri hanno invocato la prescrizione dell’azione risarcitoria chiedendo il rigetto dell’azione risarcitoria per carenza dei relativi elementi costitutivi oggettivi (condotta, nesso di causalità e danno) e soggettivi (dolo e colpa grave). Nevi ha contestato la fondatezza dell’azione «evidenziando che l’attività di rendicontazione si sia svolta secondo le regole e le prassi vigenti al tempo della condotta (anni 2011 e 2012)» quindi «la correttezza della rendicontazione alla luce degli obblighi formali al tempo esistenti» ma anche «la piena legittimità dei rapporti di lavoro costituiti con il gruppo consiliare e la congruità delle spese effettuate (nei limiti del budget assegnato dalla Regione, essendo il conto corrente del gruppo in attivo)». Anche De Sio e Monni hanno rivendicato «la correttezza» dei conti mentre Valentino «ha fornito puntuali giustificazioni delle spese effettuate» e Rosi ha contestato «la genericità dell'atto di citazione». Anche Mantovani e Lignani Marchesani hanno invocato una pronuncia favorevole di rigetto dell’azione risarcitoria» insistendo «sulla correttezza della rendicontazione delle spese effettuate». Soddisfazione per la sentenza è stata espressa dall'avvocato Giuseppe Caforio: «E' stato escluso il dolo, questa sentenza apre una nuova strada anche in sede penale».
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