Rapina in casa, indagini tra gli amici

Rapina in casa, indagini tra gli amici
di Luigi Foglietti e Michele Milletti
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Venerdì 24 Luglio 2020, 08:00
DERUTA - Caccia agli amici. O meglio, indagine sugli amici. Una galassia molto complessa, nella quale entra chiunque possa avere o aver avuto un rapporto con la famiglia aggredita, picchiata e rapinata. Insomma, un’indagine ancora allargata a tante soluzioni, dal momento che l’universo di amici, conoscenti e persone che per lavoro possano essere entrate in contatto con l’imprenditore e la sua famiglia sono inevitabilmente molte. Come le persone che magari senza volerlo possano aver fornito informazioni preziose ai banditi.

Questo, a quanto si dice, lo stato dell’arte dell’indagine che continua senza sosta per individuare e bloccare gli autori della violentissima rapina nell’abitazione di un imprenditore, avvenuta nella serata di sabato. In quel momento, l’uomo era in casa assieme alla moglie e alla figlia trentenne. Tutti e tre sono stati picchiati dal commando entrato in azione, e alla fine mandati in ospedale. Picchiati per farsi aprire la cassaforte.
Una cassaforte di cui i banditi, sono i racconti delle vittime, conoscevano l’esistenza. Addirittura, secondo quanto filtra da un’indagine giustamente e comprensibilmente blindata, avrebbero conosciuto anche l’esatta posizione della cassaforte all’interno dell’abitazione.

Insomma, elementi da non sottovalutare. Se in passato, ma anche per quanto riguarda l’assalto precedente avvenuto in una casa a Spello, l’indicazione principale è stata sempre quella di una banda di esperti da fuori magari con l’aiuto di un basista del posto, in questo caso si propenderebbe per gente del posto.
Il condizionale, è bene ripeterlo non una ma più volte, è assolutamente d’obbligo in questa fase dell’indagine, ma ci sono elementi che paiono abbastanza oggettivi.

GLI ELEMENTI
Due di colore e un bianco con l’accento del posto: questo il primissimo identikit, particolarmente parziale ma anche preciso nei pochi elementi forniti, che le vittime della rapina subita nell’abitazione del centro hanno raccontato ai carabinieri fin dalla serata di sabato, appena ripresi dallo choc per la rapina che avevano subito nella propria abitazione. Una rapina particolarmente violenta. Questo l’altro elemento emerso fin dall’inizio e che ancora di fatto lascia le vittime e i loro parenti, ma anche gli amici e la città tutta ancora sotto choc: un accanimento impressionante, tra calci e pugni reiterati. I banditi puntavano alla cassaforte, lo hanno intimato all’imprenditore, alla moglie e alla figlia fin dalla loro irruzione nell’abitazione. E la violenza con cui hanno colpito e ferito le tre vittime, specie l’imprenditore e la moglie, fa pensare quasi al fatto che abbiano voluto vendicarsi per le resistenze iniziali ad assecondare la loro richiesta violenta e minacciosa (erano armati di pistola e coltello) ad aprire la cassaforte. E questo è il terzo punto. Perché entrare in un’abitazione correndo il rischio di trovarci le persone dentro, correndo anche il rischio di fornire qualche elemento all’occhio elettronico delle telecamere della filiale di banca al piano terra dell’abitazione, e andare dritti alla cassaforte lo si fa per un solo motivo: il sapere, o comunque avere la quasi certezza, che quella cassaforte in quell’abitazione nasconda un tesoretto. Cosa puntualmente occorsa, se è vero che i banditi sono fuggiti con due Rolex e gioielli.
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