«La causa principale è da ricercare nelle condizioni meteo, l'alta pressione e l'assenza di venti fanno sì che le polveri vengano schiacciate al suolo», spiega, Fabio Mariottini, responsabile comunicazione istituzionale di Arpa.
A contribuire all'innalzamento delle Pm10 «sono anche i riscaldamenti che con queste giornate particolarmente fredde vengono tenuti ripetutamente accesi». Mariottini ricorda come «i caminetti, le stufe e tutto ciò che brucia biomasse è tra le fonti principali di polveri sottili», senza trascurare le emissioni industriali e quelle causate dal traffico veicolare.
La soglia limite consentita per le Pm10 è di 50 ng. Dai dati di Arpa si evince che la città che soffre di più è Terni: le tre centraline - Borgo Rivo, Carrara, Le Grazie - hanno registrato dal 1 gennaio a oggi sforamenti continui, tranne che per l'Epifania. Stanno «respirando» un'aria non buona anche Città di Castello e Foligno: in quest'ultima dall'inizio dell'anno il limite è stato sforato sei volte, sette nel centro Tifernate, con una concentrazione che è andata sopra i 60 ng. Infine Ponte San Giovanni, in uno degli snodi più trafficati della regione la stazione di rilevamento ha registrato cinque sforamenti dall'inizio del 2020.
La soglia di attenzione annua è di 35 sforamenti che «dopo tanti anni - ha ricordato Mariottini - nel 2019 non è stata superata in nessuna località, nemmeno a Terni dove storicamente abbiamo sempre una situazione più delicata in fatto di Pm10 e inquinamento in generale».
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