Non è una battuta, non è uno scherzo, non è il classico modo di dire legato al fenomeno spaccio in città, ma quanto emerge dagli ennesimi arresti da parte della seconda sezione della squadra mobile. Quattro tunisini: tre erano una specie di banda del Pincetto, uno dei punti panoramici più belli del centro storico nonché stazione di arrivo del minimetrò, il quarto è una specie di “libero professionista” che con i tre non ha un rapporto diretto ma bazzica le stesse zone e finisce anche lui nella rete di osservazioni e appostamenti dei poliziotti, che per arrestare i quattro spacciatori si sono serviti anche delle immagini delle telecamere di sorveglianza.
Quando fermano la banda, il capo che prende le ordinazioni e altri due spacciatori, i poliziotti diretti da Marco Chiacchiera riescono a mettere le mani sul cellulare di lavoro, quello agganciato a un numero da decine di contatti: in due ore, quel telefono squilla quaranta volte. «A fare una media - dicono i poliziotti - tra i contatti che effettivamente arrivano a conclusione e quelli no, si può calcolare un giro d'affari da tremila euro al giorno».
Nelle pieghe di questo giro stroncato, le storie di tossicodipendenze che fanno rabbrividire. Che danno idea della Perugia outlet della droga. Tre persone in trasferta dalle Marche, due uomini e una donna, si riconoscono a Perugia: viaggiano separatamente ma tutti per lo stesso motivo, l'acquisto di droga, e decidono di mettersi a cercarla assieme. Uno dei tre chiama un amico: «Siete a Perugia? Ok, vi do questo numero. E' buono, vi tratta bene e ha roba di qualità». Quel numero è quello della banda del Pincetto.
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