Ci sono ancora le Comunità Montane
e 204 dipendenti che ora nessuno vuole

Ci sono ancora le Comunità Montane e 204 dipendenti che ora nessuno vuole
di Federico Fabrizi
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Giovedì 13 Febbraio 2014, 12:27 - Ultimo aggiornamento: 17:49
PERUGIA - Le Comunit Montane, s proprio quelle, beh ci sono ancora con 204 dipendenti che nessuno vuole. E allora? Alcuni potrebbero finire in mobilit, altri alle

Province “da chiudere”.

I 204 - la cifra è l'esito dell'ultimo censimento dei sindacati - sono i “non-forestali” delle Comunità

Montane. I forestali (600) sono passati tutti in un'agenzia ad hoc guidata dall'ex sindaco di Panicale Massimo Bianchi. Gli altri dovevano essere trasferiti alle Unioni dei Comuni. Così stabiliva una legge regionale del 2011, ma le Unioni dei Comuni non ci sono ancora perché l'incastro tra riforme del Governo, decreti e leggi regionali ha creato la confusione sufficiente a bloccare tutto. Ma i 204? Stanno ancora lì: nelle 5 Comunità Montane in liquidazione. Ora la Regione dice che pagherà per 5 anni, poi si vedrà e aggiunge che i dipendenti dovrebbero passare ai Comuni. Ma i Comuni, che non hanno troppa voglia di “unirsi”, non li vogliono: «Chi paga?», protestano.



MEGLIO TRASFERIRLI ALLE PROVINCE L'idea non piace neanche ai sindacati: «Quei dipendenti vanno assegnati a funzioni di area vasta, più appropriate le Province che resteranno come enti di secondo livello guidati dai sindaci». In Regione si studia una via d'uscita: 60 dei 204 sono molto vicini ad andare in pensione con i parametri “pre riforma

Fornero”. L'offerta suonerebbe così: volete andare in pensione? Bene, però dovete farvi qualche mese di mobilità. «Proprio quello che noi non vogliamo», attacca la segretaria della Cgil Funzione pubblica Vanda Scarpelli. La partita si gioca sul numero 97: somma di età e anni di contributi che consente di acchiappare al volo il ticket per la pensione.



L'ATTACCO Cgil, Csil e Uil tuonano contro la Regione: «Il confronto è solo all'inzio, frettoloso che la Giunta annunci obiettivi e percorsi non definiti. Vogliamo dire la nostra, guai a mettere sotto i piedi la contrattazione. Abbiamo chiesto di discutere dei precari, da un mese attendiamo una risposta: è inaccettabile».
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