Orvieto celebra il capolavoro del Signorelli

Il 5 aprile sono state aperte le celebrazioni per i cinquecento anni dalla morte del pittore che dipinse la cappella di San Brizio nel Duomo di Orvieto

Orvieto celebra il capolavoro del Signorelli
di Aurora Provantini
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Venerdì 7 Aprile 2023, 17:20

Non è improbabile che Luca Signorelli, ancor prima di mettere mano al proprio capolavoro nel Duomo di Orvieto abbia visitato, a Terni, la Cappella Paradisi. E che si sia soffermato davanti al Giudizio Universale di Bartolomeo di Tommaso: un artista che segna in qualche modo il passaggio dalla pittura tardo Gotica a quella Rinascimentale». Il critico d'arte Paolo Cicchini è sempre più convito che ad ispirare il ciclo di affreschi nella Cappella Nova di Orvieto, sia stata la visita a Terni.
«Signorelli deve aver subito il fascino della parte dell'opera che raffigura i dannati. Un universo d'orrore che rimanda a sensazioni in qualche modo già vissute all'interno del Battistero di Firenze, davanti al capolavoro di Coppo di Marcovaldo».
Che cosa può aver suscitato in Signorelli la Cappella Paradisi? «Quello che suscita a me. La scena dell'Inferno provoca una sensazione di orrore capace di condurre l'osservatore negli abissi di ancestrali paure. E' forte nelle scene infernali, il sentimento del sublime ».
CINQUECENTENARIO
Oggi si aprono le celebrazioni per il cinquecentenario della morte di Signorelli, che avvenne a Cortona il 16 ottobre del 1523, e che mettono al centro l'opera del Signorelli ad Orvieto. Paolo Cicchini parla dell'autore del Giudizio Universale (le "Storie dell'Anticristo", il "Finimondo", la "Resurrezione della carne", i "Dannati", gli "Eletti", il "Paradiso" e "L'Inferno") che si trova ad Orvieto. «Luca Signorelli è stato allievo di Piero della Francesca, ma, nel contempo, pittore che risentì dell'influenza del Pollaiolo. E questa duplice influenza è bene evidente nella maggior parte delle sue opere mature. Se Piero è il pittore della solidità, del peso, della estensione, il Pollaiolo è l'artista del dinamismo. Ebbene. Vediamo che i blocchi pittorici che accomunano Signorelli a Piero della Francesca sono percorsi da brividi di movimento che portano a pensare all'arte del Pollaiolo e al suo dinamismo. Signorelli riesce infatti a conciliare nelle sue opere i due elementi contrapposti».
Cicchini si riferisce al ciclo di affreschi nella Cappella di San Brizio del Duomo di Orvieto «Lì c'è una tensione particolare. Lì si parla del Giudizio Universale, dei dannati che si apprestano a subire la punizione eterna. Lì c'è il disegno solido e il movimento. Lì c'è una tensione particolarissima che sembra assorbire il clima del tempo che Signorelli viveva e delle predicazioni di Girolamo Savonarola».
Un tempo storico o artistico? «Entrambi. Sono gli anni in cui Botticelli, sotto l'influenza delle predicazioni del Savonarola, dipinge la sua Natività mistica, espressione di un momento storico in cui la razionalità del Rinascimento tende a cedere di fronte ad elementi suggeriti dall'irrazionale. Il senso del peccato avvelena la serenità del Rinascimento». Per Cicchini non ci sono dubbi sul perchè Signorelli sia considerato uno degli artisti più grandi del suo tempo. «Si dimostra capace di assorbire le vicende del proprio tempo. Due elementi che ne designano la grandezza».
L'OPERA ARTISTICA
Prima dell'opera di Orvieto quale era la portata artistica del maestro? «L'artista era ben conosciuto a livello universale nel contesto della grande pittura umbra del suo tempo. Infatti intorno al 1480 viene chiamato dal Perugino a partecipare all'impresa della decorazione della Cappella Sistina. Inizialmente Papa Sisto IV affida al Perugino l'incarico di organizzare la squadra di "Operai" umbri che avrebbero dovuto partecipare all'impresa. Perugino chiama Piermatteo d'Amelia per realizzare il soffitto della Cappella e contatta Il Pintoricchio, Andrea d'Assisi detto l'Ingegno, Roco Zoppo, Luca Signorelli e Bartolomeo della Gatta. Di lì a poco, però, Papa Sisto IV revoca l'incarico al Perugino e chiama al posto degli umbri i fiorentini (Sandro Botticelli, Domenico Ghirlandaio, Cosimo Rosselli, Biagio Di Antonio). La ragione di questa revoca è stata da Federico Zeri individuata in quel tragico evento conosciuto come la Congiura dei Pazzi, allorché, alcuni congiurati, ispirati da Girolamo Riario, nipote di Papa Sisto, assassinarono Giuliano De Medici, fratello del Magnifico. Per evitare la vendetta del Signore di Firenze, il papa si avvalse dei pittori toscani come fossero ambasciatori di pace». Ma la grandezza del Signorelli comunque aveva già preso il volo.
Aurora Provantini
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