Oggi a 18 anni il "sogno macchina"
si chiama BlaBlacar

Oggi a 18 anni il "sogno macchina" si chiama BlaBlacar
di Ruggero Campi
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Giovedì 26 Maggio 2016, 11:01 - Ultimo aggiornamento: 11:12
PERUGIA - Facevamo il conto alla rovescia dei giorni che ci separavano dal nostro diciottesimo compleanno. Sì, perlomeno dal 1975, saremmo diventati maggiorenni a tutti gli effetti, ma non era poter firmare le giustificazioni a scuola o votare alla Camera dei Deputati che ci interessava: per la mia generazione, compiere 18 anni significava poter avere la patente, guidare un’automobile tutta nostra (o, nella quasi totalità dei casi, in prestito dai genitori, o dai fratelli più grandi, ma che importa), insomma una conquista di libertà. Ci portavamo avanti con le lezioni di scuola guida, non esistevano lezioni evolute come il sistema Ready2go di ACI, né si parlava di GuidaSicura, in classe era una gara a chi riusciva a conseguire l’ambita abilitazione immediatamente dopo il compleanno. I tempi in cui ogni membro della famiglia avrebbe avuto la sua auto erano di là da venire: il car-pooling non era la moda del momento ma una scomoda necessità di cui far subito virtù. D’altra parte anche in casa c’era un unico telefono peraltro attaccato al muro, e la condivisione forzata, specie di sera, fonte di inesauribili litigi. Se in famiglia le auto erano due, si può star certi che le nostre prime esperienze saranno state con la 500 materna, perché difficilmente il capofamiglia ci avrebbe lasciato la sua preziosissima ammiraglia, che magari aveva ancora il foglio protettivo sui sedili e un’inquietante serie di accessori sul cruscotto: guida con prudenza, pensami….. Però a guidare una 500 diventavamo subito espertissimi nella “doppia debraiata”, parola (e tecnica) oggi sconosciuta alle giovani generazioni figlie del cambio sincronizzato e sequenziale. Della nostra prima macchina abbiamo tutti un ricordo vivissimo, l’avevamo sognata e desiderata, che importa se ci era toccata l’auto di famiglia più vecchia e malconcia, o una microscopica utilitaria. Era la nostra, e il mondo ci sembrava a portata delle nostre ruote. Sembra che oggi tutto sia cambiato.

La patente si prende con molta calma e avere un’auto personale non è più in cima ai desideri dei “millennials” che anzi, come hanno titolato i giornali di qua e di là dall’oceano, all’automobile sono molto meno interessati, con non poco allarme delle case produttrici. I numeri parlano chiaro: i neo-patentati nella fascia 21-24 anni sono dimezzati in 10 anni. La motivazione è quasi tutta economica - dice Angelo Sticchi Damiani, presidente dell’Aci - «la macchina non è più alla portata dei giovani, né nuova né usata perché i costi di gestione sono insostenibili». Eppure le giovani generazioni non si muovono di meno, molto più favorite di noi dai prezzi stracciati del trasporto aereo e da sistemi di condivisione ormai lanciatissimi. Crescente e inarrestabile è successo di community come la francese BlaBlacar che, con i suoi venti milioni di iscritti e un incremento di viaggi del 200% all’anno, è il principale operatore di passaggi auto in Europa. La formula è nota: ci si iscrive gratuitamente tramite app, si cercano o si offrono passaggi in auto e si condividono le spese di viaggio. Spese che sono molto contenute, per fare un esempio da Perugia a Ancona sono in media 3 euro, 13 per Bologna, 24\25 per Milano. Il conducente è “recensito” dagli altri utenti, e tutto è chiarito in partenza, dalla disponibilità a chiaccherare (ci sono ciarlieri utenti “blablabla”, fino ai taciturni “bla”) alla possibilità di portarsi il proprio animale, dalla colonna sonora preferita, all’opzione per le donne di viaggiare con equipaggi esclusivamente femminili, scegliendo la formula “viaggio rosa”. Dall’anno scorso viaggi prenotati online si pagano con carta di credito o Paypal: il conducente riceve quanto anticipato dai suoi passeggeri, con una decurtazione di circa il 10% per BlaBlaBla, abbastanza da assicurare rosee prospettive alla società che gestisce la piattaforma.

Non so se la prospettiva di fare un lungo viaggio con tre o quattro sconosciuti, per di più ciarlieri e magari ‘gatto/cane muniti’ sia molto attraente. Certo l’ambiente ci guadagna, il portafoglio pure, e i viaggi in treno assediati da conversatori al telefono a tutto volume non sono molto più intimi. Insomma l’autostop 2.0 è diventato globale, e il pollice alzato è stato sostituito da un clic sul display del telefono. L’auto è utile, purché usarla costi poco, non importa averla o guidarla, l’ansia di possesso si è spostata su altri oggetti. Chi può dire se sia meglio o peggio, sta di fatto che i cambiamenti sono figli del tempo e quest’ultimo scorre, veloce, con le sue priorità e quand’anche sembra torni in dietro è una pura illusione. E il viaggio? E l’ACI? Che domanda, sono social pure loro!
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