La patente si prende con molta calma e avere un’auto personale non è più in cima ai desideri dei “millennials” che anzi, come hanno titolato i giornali di qua e di là dall’oceano, all’automobile sono molto meno interessati, con non poco allarme delle case produttrici. I numeri parlano chiaro: i neo-patentati nella fascia 21-24 anni sono dimezzati in 10 anni. La motivazione è quasi tutta economica - dice Angelo Sticchi Damiani, presidente dell’Aci - «la macchina non è più alla portata dei giovani, né nuova né usata perché i costi di gestione sono insostenibili». Eppure le giovani generazioni non si muovono di meno, molto più favorite di noi dai prezzi stracciati del trasporto aereo e da sistemi di condivisione ormai lanciatissimi. Crescente e inarrestabile è successo di community come la francese BlaBlacar che, con i suoi venti milioni di iscritti e un incremento di viaggi del 200% all’anno, è il principale operatore di passaggi auto in Europa. La formula è nota: ci si iscrive gratuitamente tramite app, si cercano o si offrono passaggi in auto e si condividono le spese di viaggio. Spese che sono molto contenute, per fare un esempio da Perugia a Ancona sono in media 3 euro, 13 per Bologna, 24\25 per Milano. Il conducente è “recensito” dagli altri utenti, e tutto è chiarito in partenza, dalla disponibilità a chiaccherare (ci sono ciarlieri utenti “blablabla”, fino ai taciturni “bla”) alla possibilità di portarsi il proprio animale, dalla colonna sonora preferita, all’opzione per le donne di viaggiare con equipaggi esclusivamente femminili, scegliendo la formula “viaggio rosa”. Dall’anno scorso viaggi prenotati online si pagano con carta di credito o Paypal: il conducente riceve quanto anticipato dai suoi passeggeri, con una decurtazione di circa il 10% per BlaBlaBla, abbastanza da assicurare rosee prospettive alla società che gestisce la piattaforma.
Non so se la prospettiva di fare un lungo viaggio con tre o quattro sconosciuti, per di più ciarlieri e magari ‘gatto/cane muniti’ sia molto attraente. Certo l’ambiente ci guadagna, il portafoglio pure, e i viaggi in treno assediati da conversatori al telefono a tutto volume non sono molto più intimi. Insomma l’autostop 2.0 è diventato globale, e il pollice alzato è stato sostituito da un clic sul display del telefono. L’auto è utile, purché usarla costi poco, non importa averla o guidarla, l’ansia di possesso si è spostata su altri oggetti. Chi può dire se sia meglio o peggio, sta di fatto che i cambiamenti sono figli del tempo e quest’ultimo scorre, veloce, con le sue priorità e quand’anche sembra torni in dietro è una pura illusione. E il viaggio? E l’ACI? Che domanda, sono social pure loro!
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