Narni: morirono in due il giorno della liberazione per sminare una strada. Il Comune li ricorda

La lapide che ricorda Giuseppe Marivittori
di di Marcello Guerrieri
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Mercoledì 12 Giugno 2019, 18:45
NARNI La libertà la godettero solo per qualche ora: Giuseppe Marivittori ed Ernesto Rotini caddero per una mina antiuomo proprio il tredici giugno, quando sull’onda del ritiro delle truppe tedesche da Narni, iniziarono un’opera di sminamento della strada che dalla Quercia porta a Capitone. Non erano certamente pratici ma avevano l’entusiasmo della giovane età mischiato all’aria improvvisa di libertà che si andava respirando dalla mattina. La bomba, vigliacca, però esplose, improvvisamente, lasciando i due martiri in terra, sulla strada che all’epoca era pure bianca: gli anziani raccontano che non vi furono nemmeno i soccorsi ma solo il carro funebre. Solo feriti altri componenti della “squadra” di sminamento. Giuseppe Marivittori ed Ernesto Rotini non erano propriamente dei partigiani ma “collaterali” al movimento che stava liberando l’Italia e che si costituiva nelle valli e nei monti del ternano: lo sarebbero diventati a tutti gli effetti, se non fossero rimasti lungo la provinciale a togliere quelle mine antiuomo che i tedeschi avevano messo per bloccare l’arrivo degli alleati. Il colmo della sfortuna fu che quella strada gli alleati non la presero nemmeno, si diressero verso Todi ed Orvieto transitando da altre parti, insomma il loro sacrificio non risultò nemmeno “funzionale” alle operazioni belliche. Ma la confusione, e l’entusiasmo, era alle stelle e i due ragazzi di poco più di vent’anni, di Capitone, non ci pensarono due volte a rischiare la loro vita.

Stamattina tutte le cerimonie narnesi partiranno proprio da lì, da Capitone, con la apposizione della corona alle lapidi che ricordano Giuseppe Marivittori ed Ernesto Rotini, una cerimonia che si svolge tutti gli anni: “La nostra comunità – dichiara il sindaco Francesco De Rebotti, che guiderà la delegazione - ogni anno li ricorda con affetto e gratitudine”.
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