La banda dei rapinatori mascherati: colpi in tutta l'Umbria e la base a Madonna Alta

L'entrata dei rapinatori in banca
di Egle Priolo
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Venerdì 26 Gennaio 2024, 09:15

PERUGIA - L’arrivo da Napoli. Lo svincolo di Madonna Alta come ingresso in città. L’auto parcheggiata nel quartiere. Tre uomini che a vederli così li scambi tranquillamente per amici o colleghi di lavoro. E invece sono la super banda delle rapine. In grado di intascare 180mila euro in pochi mesi e di terrorizzare almeno una ventina tra dipendenti e clienti delle banche prese d’assalto.

Inizia così il “Point break” perugino. Solo che questo non è un film. La gang di rapinatori campani ha però parecchio in comune con il film di successo che nel 1991 raccontava le imprese di una banda di surfisti-rapinatori californiani: l’uso di maschere di gomma (nella pellicola erano quattro ex presidenti Usa), gli assalti alle banche, la capacità di non lasciare tracce. Almeno fino a qualche giorno fa, quando invece di festeggiare l’ennesimo colpo da decine di migliaia d’euro si vedono spalancare le celle del carcere ternano di vocabolo Sabbione. Per due di loro, partiti da Perugia con la solita macchina - cui di volta in volta avrebbero cambiato le targhe - e bloccati dall’azione congiunta degli investigatori perugini della squadra mobile (diretti da Maria Assunta Ghizzoni) con i colleghi ternani proprio all’esterno di una banca a Terni. Mentre stavano per entrare in azione. Il terzo rapinatore è invece finito in carcere ieri mattina, rintracciato a Napoli mentre stava lavorando e portato in carcere.

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LA RICOSTRUZIONE
Secondo la ricostruzione degli inquirenti, lo scorso anno due dei tre soggetti, utilizzando auto con targhe finte o clonate e col volto nascosto da maschere di gomma, hanno messo a segno una rapina a Bastia Umbra lo scorso 26 luglio e un’altra a Pantalla il 2 ottobre, sottraendo complessivamente oltre 132mila euro. Oltre al reato di rapina è stato contestato loro anche il sequestro di persona per aver utilizzato delle fascette in plastica per immobilizzare i dipendenti e i clienti delle banche. I due sono stati arrestati a Terni lo scorso 16 gennaio quando sono stati sorpresi dal personale delle squadre mobili di Perugia e Terni mentre - si ricostruisce in un comunicato diffuso dalla procura di Perugia - erano pronti a consumare un’altra rapina in un istituto di credito di piazza Dalmazia. I successivi approfondimenti condotti dalla mobile perugina hanno portato a contestare ai due, e a un complice, un'ulteriore rapina, consumata lo scorso 10 novembre in un istituto di credito di Ellera di Corciano (bottino 45mila euro). La squadra mobile di Perugia ha notificato il provvedimento restrittivo a due indagati nel carcere di Terni. Il terzo, invece, con la collaborazione della Mobile di Napoli, è stato rintracciato nel capoluogo partenopeo e rinchiuso a Poggioreale.
GLI ASSALTI
Impressionante andare a riguardare le cronache delle tre rapine messe a segno.

Tre eventi che sembravano all’epoca scollegati, e che invece oggi fanno emergere un vero e proprio marchio di fabbrica. A Bastia i banditi hanno atteso 45 minuti l’apertura del caveau, mentre i dipendenti e chiunque fosse all’interno della filiale presa d’assalto erano stati legati dai rapinatori entrati in azione con maschere di gomma costringendo uno dei dipendenti a farsi consegnare 60mila euro. Niente pistole, ma un taglierino. Allo stesso modo di quanto accaduto a Pantalla tre mesi dopo, a ottobre. Una volta all’interno uno dei due, individuato il direttore, l’ha minacciato con un cacciavite mentre l’altro ha tenuto a bada il personale e i numerosi clienti che in quel momento si trovavano all’interno. Senza violenza, anzi, dal racconto dei testimoni dell’azione, anche con parole rassicuranti li hanno costretti a chiudersi nel bagno. Anche in questo caso, oltre 60mila euro di bottino. E infine l’assalto a Ellera, lo scorso novembre. Anche qui maschere, dipendenti legati con le fascette e 45 minuti di attesa per l’apertura del caveau. In quell’occasione, una cliente accusò un malore.

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