Entrambe albanesi, il Destino le ha fatte incontrare in un momento molto complicato delle loro vite. Nel 2006, «Kristiana è arrivata da Tirana su interessamento del Comitato Evangelico e qui a Umbertide era ospite del Comune». Angela Kosta ricorda ancora quella bimba appena 12enne, accompagnata dalla nonna. Tutte due sostenute dalla speranza di uscire dal tunnel di una malattia talvolta dagli esiti nefasti. Tutte due aggrappate alla competenza dei medici italiani. «Dopo il trapianto del midollo la ragazzina venne ricoverata nel reparto di Oncologia pediatrica dell'ospedale Santa Maria della Misericordia di Perugia: la chemioterapia aveva avuto gravi effetti collaterali che la portarono alla paralisi». Un quadro clinico da gestire con sedute riabilitative all'Istituto Prosperius Tiberino, come si chiamava all’epoca. Lunghi mesi per recuperare un po' della mobilità perduta, mentre il Destino le prendeva per mano. «La consideravo come mia figlia, lei non poteva camminare e io l'accompagnavo per la traduzione alle visite». Un bel giorno, «la vidi disegnare, rimasi stupefatta dalla sua bravura e le promisi che prima o poi avremmo fatto un libro insieme», racconta Angela. Un modo per darle una prospettiva, per spingerla a non mollare. Intanto, quel rapporto iniziale quasi tra madre e figlia, piano piano stava diventato qualcosa di più profondo e solido. Il rapporto tra due persone che, fondamentalmente, volevano condividere un percorso al termine del quale hanno scoperto di essere più ricche e consapevoli. Ma quel sogno che entrambe si erano ripromesse di trasformare in realtà è rimasto nel cassetto tanti anni.
Nel frattempo Kristiana Sterjo, sconfitta la leucemia, è riuscita a laurearsi in giurisprudenza in Albania, dov’è tornata e dove abita. «Oggi è una bellissima donna e finalmente abbiamo portato a termine il nostro progetto».
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