In Perù per adottare un bambino, restano bloccati a Lima: «Imbarco negato»

In Perù per adottare un bambino, restano bloccati a Lima: «Imbarco negato»
di Egle Priolo
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Venerdì 5 Agosto 2022, 12:23

PERUGIA - Un sogno di quelli difficili. Accarezzato per anni. E quando sta finalmente per decollare, ecco che proprio un aereo blocca tutto di nuovo. È la storia di Giovanni e Federica, diventati da pochi giorni i genitori di un bambino di otto anni. Perché loro quel piccolo sogno, covato tra notti d'attesa e burocrazia infinita, da Perugia sono andati a prenderlo fino in Perù, per abbracciarlo dall'altra parte del mondo e stringersi finalmente in una famiglia.

E stasera alle 19 avrebbero dovuto prendere il volo Lima-Fiumicino via Madrid per presentare domani il loro bambino ad amici e parenti. C'è la stanzetta nuova che lo aspetta e tutti i giochi preparati e immaginati in anni di attesa. E invece loro tre, oggi, non saliranno su quell'aereo perché Federica a Lima è caduta, si è fratturata un ginocchio e la compagnia non trova posto per farle allungare la gamba. Neanche a comprare – a prezzi esorbitanti – un quarto biglietto perché lei possa viaggiare stesa anche solo su due posti. Non è chiaro se per evitare rischi di salute o per effettivi problemi di spazio sul volo intercontinentale.

IL RACCONTO
«Siamo bloccati a Lima e non sappiamo come e quando partiremo – racconta al telefono Giovanni -. Questo viaggio è diventato un'odissea». «Siamo arrivati a Lima il 24 maggio per l'adozione internazionale. Abbiamo fatto tutte le pratiche, ottenuto il visto dall'ambasciata per poter tornare in Italia ed eravamo pronti a partire con nostro figlio. Purtroppo sabato scorso, per un incidente domestico, mia moglie ha rotto il ginocchio e da allora è immobilizzata a letto, nell'appartamento nel centro di Lima che abbiamo preso in affitto. Però per il volo prenotato per venerdì 5 ci è stato impedito l'imbarco: pur avendo in tempo utile presentato le certificazioni che accertano l'invalidità temporanea di mia moglie e l'inabilità a tenere piegato il ginocchio e pur avendo certificato che sta assumendo medicinali contro il rischio trombotico, la compagnia non ci fa partire.

Abbiamo chiesto la possibilità di sfruttare due posti, acquistando un altro biglietto a seimila euro, ma non l'accettano e rifiutano di imbarcarla. Abbiamo cercato un'altra compagnia, ma niente. Abbiamo un'assicurazione, investita subito del problema, ma al momento non è ancora sicuro se e quando potremo ripartire per Perugia».

L'AMBASCIATA
L'assicurazione, infatti, nel pomeriggio di ieri ha comunicato a Giovanni e Federica che è stato autorizzato un volo con barella, ma almeno per la fine della settimana prossima e su un volo di un'altra compagnia. «Però – insiste Giovanni, anche per l'inizio della calcificazione della frattura – se si riuscisse a fare prima con un volo sanitario sarebbe meglio. Mia moglie non può stare così a lungo. Andrò in ambasciata per vedere se è possibile richiedere un volo con l'Aeronautica militare e avere il supporto della Croce rossa».
Una situazione difficile, che inizia anche ad avere costi proibitivi, dopo già oltre due mesi in Perù, a cui ora si aggiunge anche l'hotel in città per aver dovuto lasciare la casa. Nella disperazione, l'idea era stata anche quella di lasciare la moglie in clinica e di partire oggi padre e figlio con i biglietti prenotati e già pagati, ma chiaramente all'ingresso in Italia il piccolo avrebbe potuto avere problemi con il visto senza un genitore. «Noi vogliamo solo tornare a casa», chiude Giovanni. Per iniziare una nuova vita insieme e ricordare di questo inciampo iniziale solo come un'avventurosa leggenda di famiglia da raccontare ai nipotini.

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