Il diavolo di Bulgakov: inquietudine
e amore nello spettacolo nato a Solomeo

Il diavolo di Bulgakov: inquietudine e amore nello spettacolo nato a Solomeo
di Michele Bellucci
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Venerdì 14 Settembre 2018, 00:21
SOLOMEO - Sarà in scena fino a domenica al Cucinelli di Solomeo la nuova produzione del Teatro Stabile dell’Umbria, una potente e suggestiva versione del capolavoro novecentesco Il Maestro e Margherita, uno dei testi fondamentali della letteratura russa a firma di Michail Bulgakov. Dall’anteprima nazionale di domenica in poi ogni replica ha registrato il tutto esaurito e sarà così fino all’ultima messa in scena, in programma per questa domenica. Un successo composto da svariati fattori, a partire dall’impegno congiunto dello Stabile con un’autrice come Letizia Russo, responsabile dell’audace riadattamento, e il regista Andrea Baracco. Poi c’è la compagnia, 11 attori di cui 5 cresciuti nella “palestra” del TSU, con Michele Riondino al centro della vicenda, nel ruolo del mefistofelico Woland. E’ lui che anziché illuminare la scena la riempie di cupezza, volteggiando tra macabri sorrisi, spaventosi gesti stizziti, risatine di nera ironia e rari sprazzi di pura umanità. “I manoscritti non bruciano” sostiene Woland-Satana, dando il via ad una pièce che regala anche suggestivi effetti speciali, come quando Margherita (la protagonista femminile, un’ipnotica Federica Rosellini) fatica a spegnere un vero fuoco che divampa tra le pagine del manoscritto rigettato dal suo amato Maestro (interpretato da Francesco Bonomo). Poi c’è la scenografia, nera, costellata di scritte e disegni, alcuni creati davanti al pubblico. Su tutti i lati si aprono porte, che permettono il continuo migrare dei molti personaggi: Giordano Agrusta, Carolina Balucani, Caterina Fiocchetti, Michele Nani, Alessandro Pezzali, Francesco Bolo Rossini, Diego Sepe e Oskar Winiarski sono gli interpreti, ai quali va il merito di essersi perfettamente calati nelle atmosfere tetre tanto da rendere per il pubblico difficile staccarsi da una piacevole inquietudine.

Lo spettacolo è ben calibrato e nonostante la lunghezza, che raggiunge le tre ore, Il Maestro e Margherita proposto a Solomeo promette di riscuotere successo in tournée, rapendo gli spettatori grazie a una storia che parla di ogni essere umano e dei suoi dubbi più remoti. Nella Mosca di Stalin, un sedicente professore di magia nera, in realtà il diavolo in persona, incrocia le vicende di Ponzio Pilato nel celebre istante nel quale si interroga se punire Gesù sia giusto o meno. Michail Bulgakov ha certamente reso complicato distillare dalla sua opera un riadattamento teatrale, ma nel caso in questione il tentativo si è dimostrato un successo. L’allestimento senza indugio rompe la barriera tra realtà e finzione, costringendoci a misurarci con le nostre porte verso ciò che non conosciamo. Durante lo spettacolo diviene facile immaginare e credere in cose che non esistono: può volare in aria una testa mozzata, una strega dondolare vestita solo di una crema magica, oppure semplicemente uno specchio flessibile riuscire a creare effetti onirici.

Un plauso a Woland-Riondino che non pretende di essere il diavolo, ma anela a diventarlo: «Sono curioso di vedere come si evolverà il mio personaggio - rivela l’attore pugliese -  e lo spettacolo sarà un percorso per trovare tutte le sfaccettature. Qui la quarta parete si viola spesso, quindi il pubblico avrà un ruolo importante, sebbene sarà un percorso del tutto personale». La sua doppia storia, alternata con ritmo, lo pone al centro della passione amorosa tra il Maestro e Margherita, nonché partecipe della vicenda di Ponzio Pilato, che si mostra ben più crudele del diavolo a causa della sua incapacità di essere uomo. Riondino sale sul palco da uomo, per interpretare qualcosa che è solo immaginario; il risultato è seducente, perché talmente soggettivo da svelare sempre il volto dell’attore al di là delle infinite maschere che il diavolo gli permette di vestire. L’umanità è al centro di questo spettacolo e quella del Teatro Stabile, guidato dalle scelte del direttore Nino Marino, sembra suggerire che la strada sia quella giusta. Produzioni come questa, sostenute anche dalla Fondazione Cucinelli, rendono sempre più Solomeo e l’Umbria un piacevole porto dove i grandi nomi del teatro si concedono il lusso di preparare nuovi progetti coccolati dal quiete borgo. “Se Dio non esiste, allora, mi domando, cosa dirige la vita umana e in generale tutto l’ordine della terra?” scrive Bulgakov; ora una suggestiva risposta si può trovare anche a teatro.
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