Un luciferino Riondino pronto a
irretire il pubblico teatrale umbro

Foto di Guido Mencari
di Michele Bellucci
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Martedì 12 Novembre 2019, 11:36 - Ultimo aggiornamento: 18 Novembre, 13:37
PERUGIA - Da stasera torna in Umbria uno dei recenti esperimenti del Teatro Stabile, una produzione importante e un progetto ambizioso che negli ultimi mesi ha riscosso un successo straordinario: Il Maestro e Margherita, immortale testo di Michail Bulgakov che il regista Andrea Baracco ha plasmato intorno alla figura di Michele Riondino, che qui veste i panni del luciferino Woland. Lo spettacolo, prodotto dal TSU con il contributo speciale della Brunello Cucinelli spa, sarà al Teatro Morlacchi fino a domenica 17 novembre. In scena anche altri attori umbri come Caterina Fiocchetti, Francesco Bolo Rossini, Carolina Balucani, oltre a Federica Rosellini, Francesco Bonomo, Giordano Agrusta, Michele Nani, Alessandro Pezzali, Diego Sepe e Oskar Winiarski.

Michele Riondino, come si è evoluto il personaggio che interpreta dopo il debutto a Solomeo dello scorso anno?
Woland è entrato maggiormente in simbiosi con il pubblico, la cui reazione, sera dopo sera, è servita a fortificare il suo ruolo all’interno dello spettacolo. Fondamentalmente il Maestro è un prepotente, che però si fa spazio tra il pubblico e grazie a stratagemmi particolari riesce ad accalappiarne le simpatie. Se vogliamo è il punto centrale dell’opera: mai fidarsi di un personaggio come quello!

In effetti il pubblico è chiamato ad entrare fortemente nella storia…
Sì e mi rendo conto, a mesi dal debutto, che la tela tessuta da Woland per accalappiare gli altri personaggi sul palco si è allargata tanto da far entrare tutto il pubblico. C’è da dire che questa ambizione è uno degli elementi diabolici che ho colto nel ruolo che interpreto.

Quindi la distanza tra uomo e attore è labile?
Il gioco che fa Woland con i moscoviti e i funzionari nel romanzo è lo stesso che fa l’attore sul palco con il pubblico. Il mio personaggio gioca con l’inganno, stabilisce verità che lui stesso poi tradirà. In questa seconda edizione dello spettacolo, dopo la prima tournée, si sottolinea ancor di più che a mettere in scena questa opera è una compagnia di attori, ovvero si lascia intravedere anche ciò che avviene dietro. Non solo si rompe la quarta parete ma ci si avvicina a un sistema tendente al naturalistico. Sul palco siamo sia i personaggi della storia che la compagnia che mette in scena una trappola. Questa cosa la trovo divertentissima.

Bulgakov avrebbe apprezzato?
Direi proprio di sì. C’è anche un valore aggiunto in linea con quel che è stato Bulgakov, artista che non è mai stato capito come uomo di teatro. Lui invece lo era profondamente. Quindi noi celebriamo questa sua voglia di scrivere per il teatro e lo facciamo forse in maniera pretenziosa ma sincera.

Quanto conta lo spazio scenico in un allestimento come questo?
Direi molto. Adattarsi a teatri di diverse dimensioni, ovvero quel che stiamo vivendo in questa fase della tournée, ci spinge ogni volta a prendere le misure. Ormai ci conosciamo così bene tra noi della compagnia che saremmo capaci di farlo ovunque, però ho notato che la prima replica ci occorre ogni volta per entrare in contatto con quella particolare location, poi già dalla seconda ci sentiamo padroni di quel posto. E’ bello e strano, perché lo spettacolo assume una nuova forma in ogni occasione, offrendoci la possibilità di rinnovarci e regalare al pubblico sempre qualcosa di un po’ diverso.

Recitare in uno dei principali teatri di Milano come è stato?
Beh, recitare allo Strehler è una grandissima emozione e una grandissima sfida. Ci siamo arrivati forti di un progetto che sentiamo totalmente nostro, non solo come compagnia ma come produzione. Lo trovo un riuscitissimo esperimento, portare un romanzo così complesso a teatro e ottenere questo successo di pubblico. È grazie a tutto lo staff del Teatro Stabile dell’Umbria che si è raggiunto un simile risultato.

Lei solitamente si aiuta con la musica per entrare nei suoi personaggi, l’ha fatto anche in questo caso?
Sì, è successo anche questa volta. In realtà ci sono due modalità di usare la musica a teatro per me: la prima è immaginarmi un mondo musicale che possa caratterizzare il personaggio e il contesto nel quale agisce. Nel caso de Il Maestro e Margherita il genere gotico e il rock progressivo hanno moltissimo materiale dedicato al mondo del demoniaco. Poi c’è una modalità pratica, che emerge quando lo spettacolo assume una forma musicale; intendo dire che la colonna sonora di questo ad esempio prende forma recitando un monologo su una base di Nick Cave. Per me quei momenti sono considerati come un brano, la mia voce come fosse quella di un cantante.


La compagnia incontrerà il pubblico, sempre al teatro Morlacchi, giovedì 14 alle 17.30, con la moderazione del professor Alessandro Tinterri. Si possono prenotare telefonicamente i propri posti per gli spettacoli contattando il Botteghino Telefonico Regionale (075.57542222) o il botteghino del teatro Morlacchi (075.5722555). E’ possibile acquistare i biglietti anche on-line sul sito del Teatro Stabile dell’Umbria www.teatrostabile.umbria.it. Lo spettacolo replicherà al Teatro Politeama Clarici di Foligno lunedì 18 novembre e al Teatro degli Illuminati di Città di Castello mercoledì 20 novembre.

(Foto di Guido Mencari)
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