Perugia, il cantante Andrea Mingardi accusato di false fatture

La difesa: «Con l'Erario tutto sistemato»

Andrea MIngardi
di Enzo Beretta
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Mercoledì 31 Gennaio 2024, 08:55

Il cantautore bolognese Andrea Mingardi è imputato a Perugia con l’accusa di dichiarazione fraudolenta mediante uso di fatture o altri documenti per operazioni inesistenti. Il nome dell’artista, 83 anni, si può leggere nell’atto attraverso il quale il magistrato Gianpaolo Mocetti ha chiesto il rinvio a giudizio di 36 persone. Il suo avvocato fa sapere che però la strada processuale scelta è quella del patteggiamento, che è già stato concordato con il pm dopo che Mingardi ha regolarizzato la propria posizione con l’Erario.

L’inchiesta della guardia di finanza gira intorno al nome di Maurizio Traversini, 64enne di Gubbio, procacciatore d’affari al centro di un «vorticoso giro di fatture per operazioni oggettivamente inesistenti, emesse a favore di un cospicuo numero di clienti che le hanno utilizzate a fini di evasione». Tra il 2013 e il 2020 Traversini - ricostruisce la Procura - ha emesso qualcosa come 700 fatture che formano un imponibile di quasi 1,8 milioni di euro sui quali viene considerata un’Imposta sul valore aggiunto evasa che sfiora i 400 mila euro. Le false fatture «relative ad operazioni oggettivamente inesistenti» - nell’ottica della Procura - servivano a consentire alle società e alle ditte coinvolte di evadere le imposte sui redditi e sul valore aggiunto. Tra le società coinvolte c’è, appunto, quella di Mingardi il cui nome compare in otto capi d’imputazione in relazione a 23 fatture ricevute dalla ditta individuale di Maurizio Traversini con la quale era entrato in contatto anni fa per organizzare concerti musicali. I fatti contestati vanno dal 2015 al 2018. 
«In qualità di socio e rappresentante legale della società ‘Andrea Mingardi & C.’ con sede a Bologna - spiega la Procura - ha indicato nelle dichiarazioni operazioni fittizie passive derivanti da fatture da ritenersi relative ad operazioni oggettivamente inesistenti».

L’ammontare complessivo delle fatture è di 172 mila euro e negli anni - secondo quanto si legge nelle carte giudiziarie della Procura - hanno portato a evadere Iva per 37 mila euro e 65 mila euro di imposte sul reddito Irpef.

«Andrea Mingardi è sempre stato un uomo di spettacolo e si era affidato ad altre persone per la gestione degli aspetti amministrativi e contabili relativi alla sua attività - spiega l’avvocato Carboni che lo difende insieme al collega Luca Moser -. C’è stato un errore nella contabilizzazione di alcune fatture ma di questi aspetti non si occupava personalmente poichè di mestiere fa proprio un’altra cosa. In ogni modo una volta preso atto della contestazione il mio cliente ha provveduto a regolarizzare la propria posizione contributiva con l’Agenzia delle Entrate di Bologna provvedendo al pagamento integrale delle somme contestate e delle relative sanzioni, così accedendo ad una forma di ravvedimento i cui effetti si sono prodotti nel procedimento penale attraverso una richiesta di patteggiamento che ha ottenuto il parere favorevole della Procura».  

Nel corso della prossima udienza che si terrà nell’Aula Affreschi il giudice Natalia Giubilei valuterà in particolare i riti alternativi: altri impoutati hanno anticipato la loro volontà di patteggiare, altri ancora chiedono di essere processati con rito abbreviato. Sono impegnati in questo òrocesso gli avvocati Luca Maori, Luca Bufalini, Massimo Spanò, Claudio Guazzaroni, Giuseppe Caforio, Francesca Molino, Luigi Santioni, Alessandro Liberatori, Simone Budelli, Cristina Rastelli, Mauro Messeri, Matteo Buttò, Riccardo Petroni, Marco e Andrea Panozzi, Roberto Alboni, Elena Balsimelli, Corrado Cocchii, Alessandro Gentiloni Silveri, Eutimio Monaco, Roberta Giuliacci, Alessandro Tadei, Giampiero Biscaroni, Nicodemo Gentile, Daica Rometta e Carlo Porcaro D’Ambrosio. 

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