Etruschi, street food e band: a Orvieto la notte bianca parla di archeologia e misteri

Continuano gli scavi a Campo della Fiera ed emergono ogni anno novità e importanti ritrovamenti

Etruschi, street food e band: a Orvieto la notte bianca parla di archeologia e misteri
di Monica di Lecce
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Domenica 6 Agosto 2023, 17:33 - Ultimo aggiornamento: 17:40

ORVIETO Camminare nella storia sotto il cielo degli etruschi, alla scoperta di un sito archeologico che ha ancora molto da svelare. Sabato 5 agosto a Orvieto si è rinnovato l'appuntamento con la notte bianca al Fanum Voltumna. Un'occasione per conoscere da vicino l'area archeologica di Campo della Fiera dove è in corso la 23esima campagna di scavi, con il contributo della Fondazione Cassa di Risparmio di Orvieto. Terminato a fine luglio il primo turno, si sta svolgendo il secondo che si protrarrà fino al 2 settembre. In questa campagna continua a essere indagato il cosiddetto "pozzo delle meraviglie".

«I risultati sono già molto buoni rivela Simonetta Stopponi, etruscologa e direttrice dello scavo Nel pozzo, collegato alla chiesa di San Pietro in vetere, sono state ritrovate ceramiche pressoché integre, circa 300 vasi, che vanno dal XIII al XV secolo».

Parlando più in generale del sito, la direttrice fa sapere che «ci sono nuovi dati sui monumenti etruschi che erano lungo la via sacra processionale e trionfale: è emerso infatti un altare. Novità molto belle riguardano anche la residenza romana dell'epoca dell'imperatore Augusto: sono venuti alla luce i mosaici del pavimento, bianchi e neri a motivi geometrici, un percorso quasi completo che dalla domus portava alle terme».

La professoressa Stopponi sottolinea la ricchezza dell'area: «è un sito enorme, si parla di un'estensione di 40 ettari, qui c'era il più importante santuario degli Etruschi. I risultati finora ottenuti, infatti, documentano l'importanza storica di un luogo che, dal VI secolo a.C., fu sede del santuario federale, chiamato dagli etruschi luogo celeste e dai romani Fanum Voltumnae, che continuò a vivere fino al XV secolo». Un'area quindi che ha ancora molto da raccontare e sulla quale si concentra l'attenzione di esperti e università. «Negli scavi dice la professoressa Stopponi sono impegnati studenti di diverse università italiane quali quelle di Perugia, Napoli, Foggia e Viterbo, e non straniere, in questo momento, per esempio ci sono due spagnoli. L'Università degli studi di Foggia, in particolare, studierà le ceramiche trovate nel pozzo». 
Intanto si guarda già in avanti. A settembre, conclusa la seconda fase della campagna di scavi, partiranno i lavori per la realizzazione delle infrastrutture per migliorare la sua fruibilità. Un intervento da 200mila euro. Si tratta di un progetto, che prevede tra l'altro, per l'area sud, la messa in sicurezza dei terreni con la regimentazione delle acque anche meteoriche e la realizzazione di opere di drenaggio, la recinzione di tutte le aree non ancora perimetrate, la creazione a monte dell'area di scavo di un ingresso per l'accessibilità di persone disabili, con parcheggi e la prosecuzione dei percorsi di visita illuminati.

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