Economia Umbria e i dati di Bankitalia, l’inflazione frena la corsa al risparmio

L'edilizia uno dei settori in crescita
di Fabio Nucci
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Sabato 25 Giugno 2022, 08:42

PERUGIA Inflazione e incertezze rispetto al futuro stanno intaccando anche l’inossidabile propensione al risparmio delle famiglie umbre. Nei primi mesi del 2022, infatti, la dinamica dei depositi si è notevolmente ridimensionata rispetto a un anno fa. Questo mentre l’attuale congiuntura rischia di compromettere i buoni propositi di ripresa di fine 2021. «Rispetto al resto d’Italia l’Umbria avrà degli impatti forse più rilevanti sia in termini di margini reddituali delle imprese che di potere d’acquisto delle famiglie», ha sostenuto Miriam Sartini, capo della filiale di Perugia di Bankitalia, presentando il Rapporto sulle economie regionali, le cui evidenze sono state commentate da Paolo Guaitini e Daniele Marangoni del Nucleo per la ricerca economica.
Il report Bankitalia indica come nel 2021 la regione sia riuscita a colmare buona parte delle perdite subite nell’anno della pandemia. L’indicatore trimestrale dell’economia regionale (Iter) elaborato da Bankitalia per lo scorso anno stimava la crescita dell’attività economica al 6,5%, trainata da investimenti in ripresa, domanda interna ed export più robusti. Metalli, meccanica, alimentare ed edilizia, sono stati settori “locomotiva” insieme al turismo. «Nel secondo semestre 2021 c’è stata una crescita in tutto il territorio, più marcata nello spoletino e nel ternano», hanno spiegato Guaitini e Marangoni. «Dal volgere dell’anno il contesto economico si è progressivamente deteriorato», ha rilevato la direttrice Sartini.
La dinamica inflazionistica emersa a fine 2021 si è consolidata nell’anno in corso con aumenti destinati a segnare l’economia umbra che presenta un consumo di energia di famiglie e imprese per unità di Pil 40 volte più alto rispetto alla media italiana, specie per la presenza di imprese energivore. Per gli economisti Bankitalia, anche l’impatto del blocco delle vendite verso le aree coinvolte nel conflitto dovrebbe essere più marcato rispetto al resto del Paese, a causa dell’elevata quota dell’export regionale diretto verso Russia, Ucraina e Bielorussia. «Questo quadro di incertezza, generatosi agli inizi del 2022 – aggiunge Sartini - ha cambiato repentinamente le prospettive congiunturali di crescita, ottimistiche a fine 2021». Si teme per la manifattura che sta affrontando difficoltà legate a approvvigionamento e rincari di materie prime, e tempi di consegna. Scricchiola anche lo status delle famiglie che pure nel 2021 avevano ritrovato slancio nei consumi che secondo le elaborazioni Bankitalia su dati Osservatorio Findomestic sul lato beni durevoli nel 2021 erano cresciuti dell’8,9%. “In base alle stime di Confcommercio, nel 2022 i consumi dovrebbero crescere in misura più contenuta rispetto all’anno precedente – si legge nel Rapporto - risentendo del brusco peggioramento del clima di fiducia delle famiglie e della crescita dell’inflazione». I rincari, inoltre, accentuano le disuguaglianze. “Colpiscono di più i nuclei per i quali è più elevata la quota di spesa relativa ai beni che hanno subito il maggiore aumento dei prezzi, tra cui energetici e alimentari”.
Dopo l’exploit dei primi mesi 2021, la crescita dei depositi bancari delle famiglie, pur sostenuta, si è indebolita portandosi al 3,8% a fine anno e scendendo al 3% a marzo (al 4,9% considerando anche le imprese). “Un rallentamento verosimilmente associato a una maggiore propensione alla spesa per consumi e investimenti”. Una fase indecifrabile nella quale i flussi di erogazione dei mutui sono saliti del 35%, quelli dei piccoli prestiti del 28%.

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