Disastro aereo, tre famiglie perugine da 13 anni senza giustizia

Il luogo in cui è caduto l'aereo
di Egle Priolo
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Domenica 8 Marzo 2020, 19:48
PERUGIA - Tra Perugia e Marsciano ci sono tre famiglie che aspettano giustizia da quasi 13 anni. Perché il processo per la morte di tre loro cari - Paolo Marcagnani, Sonia Baccianella e Roberta Stanzione, precipitati a bordo di un aereo -, non solo non è ancora finito, ma non è arrivato neanche alle richieste di condanna del pubblico ministero e delle parti civili. E siamo ancora al primo grado.

Una storia che ha dell'incredibile e che ieri ha visto andare in scena l'ultima beffa: udienza rinviata a causa dell'astensione dovuta all'emergenza coronavirus. Gli avvocati di parte civile, infatti, erano già Fiumicino, pronti a salire sull'aereo per Cagliari, quando è arrivata la notizia del dietrofront: si torna in aula, si spera, il 27 marzo. Quando il pm Rita Cariello concluderà la sua requisitoria (andata avanti per ben tre udienze) e gli avvocati di parte civile Giuseppe Innamorati, Sabina Orzella, Alfredo Lovelli e Giuseppina Paganucci, in nome delle famiglie e della società intestataria dell'aereo, chiederanno giustizia per i tre (il pilota con la moglie Sonia e l'amica Roberta) che hanno perso la vita a bordo del Rockwell Commander AC114B, partito da Foligno la mattina del 30 agosto 2007 e diretto all'aviosuperficie Antica Sardegna di Castiadas, Cagliari.

Ma su quella pista l'aereo pilotato da Marcagnani non ci arriverà mai. Cadrà in un canale di scolo, con due vittime arse dalle fiamme e la terza sbalzata dal velivolo. Per colpa – secondo la procura – di Efisio e Paolo Contini, titolare e gestore dell'aviosuperificie, accusati di omicidio colposo, e di Francesco Persico, Rita Macis e Marco Veloce, rispettivamente direttore dell'Enac di Cagliari e ispettori aeroportuali dell'Enac (chiamata in causa come responsabile civile), che avrebbero omesso di «esercitare le proprie funzioni di vigilanza e intervento», non sospendendo l'attività dell'Antica Sardegna nonostante una pista considerata dal pm «inidonea all'uso», cagionando quindi il disastro colposo.

Ai Contini, infatti, viene contestato di aver gestito l'aviosuperficie «non agibile in alcun modo in condizioni di sicurezza e cioè assolutamente inidonea all'effettuazione in condizioni di sicurezza di manovro e di decollo». A finire nel mirino della procura, tra le altre cose, la segnaletica non visibile, l'assenza di area di sicurezza a fine pista e altre caratteristiche della struttura che non sarebbero neanche state rese note a Marcagnani, conosciuto da tutti come un pilota esperto.
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