Croce (La Sapienza): «Contro il declino di Terni è ora di allargare i confini: per l'area integrata ci sono leggi e soldi»

Croce (La Sapienza): «Contro il declino di Terni è ora di allargare i confini: per l'area integrata ci sono leggi e soldi»
di Giuseppe Croce
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Giovedì 7 Luglio 2022, 17:32

A Terni, dunque, è iniziato un nuovo ciclo economico potenzialmente espansivo trainato da edilizia, grazie ai bonus governativi, opere pubbliche, sostenute dal Pnrr, e acciaio, con gli investimenti annunciati da Arvedi. Tuttavia non sarà sufficiente questa fase a invertire il declino. Alla Terni di oggi non possono più bastare mattone e acciaio. Basta solo interrogarsi sulle possibili conseguenze nefaste per l’intero polo chimico nel caso in cui la cassa integrazione, decisa nei giorni scorsi da Novamont, si rivelasse qualcosa di più grave di un semplice rallentamento congiunturale. Il declino non è inarrestabile, ma per fermarlo serve una miscela più ampia e più potente di innovazione culturale, iniziative imprenditoriali e investimenti politici. Vale la pena ricordare che negli ultimi quattro anni, mentre tutta l’Umbria perdeva l’1,6% della popolazione, il comune di Terni ha perso il 2,9% della sua popolazione (oltre 3200 abitanti), Narni il 3,4%, e i comuni di Acquasparta, Montecastrilli, Arrone percentuali comprese tra il 4,4% e il 6%. Investimenti politici, si diceva; non solo, ma certamente sono necessari anche investimenti politici. E l’investimento politico che più di altri metterebbe in moto un processo nuovo e potrebbe riaprire la partita della crescita di Terni e di tutto il suo territorio, è quello del “sistema urbano integrato”: un’area che potrebbe abbracciare i 18 comuni che compongono il sistema locale del lavoro di Terni, per un totale di circa 180mila abitanti, se questi decidessero di mettere “in comune” le proprie amministrazioni, relativamente ad alcune specifiche funzioni fino a dar vita, eventualmente, a un unico grande comune. E’ quello che, con modalità differenziate, è già realtà a Pesaro e Pescara e in diverse altre aree del paese, che stanno facendo da apripista. Ed è quello che è previsto da leggi vigenti che prevedono anche importanti sostegni finanziari. Ci sono almeno quattro motivi per cui la creazione di un sistema urbano integrato potrebbe aiutare a migliorare le prospettive dell’area.
I MOTIVI
Il primo motivo è il più evidente. La gran parte della popolazione “vive” il territorio come un sistema locale unitario. I confini amministrativi comunali sono sempre più artificiosi: le scelte di residenza, lavoro, tempo libero, utilizzo dei servizi pubblici e privati hanno come riferimento naturale il sistema urbano integrato. Di conseguenza è bene che anche l’amministrazione si integri per assicurare politiche unitarie in grado di migliorare la vita dei cittadini. Secondo: l’integrazione delle risorse delle varie amministrazioni comunali, in alcuni casi molto piccole, può consentire economie di scala, vale a dire di ottenere migliori risultati a parità di volume complessivo di risorse. Per esempio la partecipazione a bandi competitivi, la progettazione di interventi complessi, il disegno di servizi diffusi sul territorio, possono trovare giovamento da una gestione su scala intercomunale. Terzo: l’integrazione delle amministrazioni comunali permetterebbe di riconoscere che il territorio ampio e articolato dell’area ternano-narnese è di fatto unito per quanto riguarda le prospettive di crescita o declino. E’ illusorio pensare che i singoli comuni possano orientare il proprio futuro ognuno per sé. L’attuale frammentazione non porta da nessuna porta. L’integrazione, invece, collocherebbe alla giusta scala territoriale le scelte politiche decisive per tutto il territorio. I beni collettivi da cui dipende lo sviluppo locale richiedono l’integrazione. Da questo punto di vista l’unione vale più della somma delle parti. Infine, il quarto motivo, quello più importante. La creazione di un sistema urbano integrato darebbe a questo territorio un maggior peso politico e una maggiore capacità di interlocuzione e iniziativa nelle relazioni con i governi regionale e nazionale e nei confronti delle altre città del Centro Italia. Con i sistemi urbani integrati si promuovono le città a nodi centrali delle reti di relazioni territoriali e dell’articolazione dei poteri politico-amministrativi. Significherebbe superare l’ordine gerarchico che pretende di tenere le città e i territori frammentati e rigidamente subordinati ai vertici regionali. Potrebbe finalmente prendere vita il gioco delle relazioni tra le città medie del Centro Italia, con ricadute potenzialmente importanti per tutta questa area del Paese. La proposta è già stata avanzata in modo argomentato da diversi anni e in diverse occasioni, di recente anche dal Manifesto 51, e ha raccolto il sostegno autorevole dell’ex-sindaco di Narni De Rebotti e del Presidente della Fondazione Carit Carlini. Tuttavia, è necessario che il consenso diventi più ampio affinché questa partita salga in cima all’agenda pubblica. Ora è urgente che inizi una discussione aperta, che si definisca un percorso praticabile e, soprattutto, che si facciano avanti soggetti che vogliano spendersi per dargli gambe.

Professore di Economia
La Sapienza Università Rom
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