Cristicchi: «Ho scoperto Dante
rubando un suo libro. Vi racconto il
Paradiso tra leggerezza e musica»

Cristicchi: «Ho scoperto Dante rubando un suo libro. Vi racconto il Paradiso tra leggerezza e musica»
di Michele Bellucci
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Venerdì 24 Marzo 2023, 08:53

PERUGIA - Domenica al Teatro Morlacchi sarà possibile compiere un viaggio interiore “dalle tenebre alla luce” seguendo il percorso segnato da Dante con il suo Paradiso, grazie all’opera di teatro-canzone firmata da Simone Cristicchi (inizio alle 17). Uno spettacolo coinvolgente, poetico e decisamente originale che muove dal poema dantesco per distendersi attraverso le voci potenti dei mistici di ogni tempo e soprattutto avvicinandosi alla contemporaneità grazie ad alcuni brani del celebre cantautore romano. Lo spettacolo vede la regia dello stesso Cristicchi ed è stato scritto da lui insieme a Manfredi Rutelli, mentre con Valter Sivilotti ha realizzato le musiche originali.

Simone Cristicchi, qual è il suo legame con Dante?
Sono legato a lui sin da bambino e c’è un aneddoto a riguardo. Io sono sempre stato appassionato di libri ma quando ero piccolo non avevo soldi per acquistarli e quindi andavo a rubarli, soprattutto in una libreria. Un giorno il proprietario mi scoprì, stavo cercando di portare via una Divina commedia tascabile. Lui si commosse e decise di regalarmela. Quella la mia prima esperienza con Dante.

Come nasce "Paradiso - Dalle tenebre alla luce"?
Questo spettacolo nasce su commissione, un po’ come succedeva un tempo, in occasione dei 700 anni dalla morte di Dante. Allora avevo appena terminato di scrivere il mio libro “HappyNext. Alla ricerca della felicità” e quindi ho pensato di unire le due cose. Del resto il Paradiso e la felicità hanno molto in comune, così con la scusa di Dante sono finito a parlare di me stesso e del mio percorso personale interiore.

Ci sono racconti della sua vita, ma anche parole di altri?
Certamente, fanno parte della narrazione insegnamenti che ci arrivano da mistici indiani di altre epoche o da Krishnamurti, fino al monaco cristiano Guidalberto Bormolini.

Le voci sono tante ma ho cercato di renderle uniche attraverso la mia di voce. È un modo di andare nel profondo ma con leggerezza, con le canzoni che riassumono un po’ quel che dico attraverso la prosa.

Perché la Terza cantica è la meno frequentata?
Noi siamo attratti più dal male che dal bene, i cattivi ci incuriosiscono. E poi i personaggi dell’Inferno sono più facili da inquadrare e descrivere mentre il Paradiso è teologico, ci sono personaggi come San Francesco, San Pietro fino allo stesso Dio con i quali confrontarsi.

Lo spettacolo ha forti riferimenti all’oggi?
È decisamente molto attuale. È come se entrassi in un museo e davanti alle opere d’arte mi lasciassi attraversare da esse. Si parla di fisica quantistica ma anche dell’aldilà, ci sono davvero tantissime tematiche.

Quanta musica accompagna la narrazione?
Ci sono circa 8 brani, alcuni chitarra e voce e altri arrangiati per l’orchestra. Negli anni avevo scritte diverse che si sposavano al tema del paradiso e così è stato naturale inserirle. Sicuramente la musica aiuta ad entrare nelle pieghe del discorso.

Perché ci sono concetti difficili?
Non direi proprio così, ovvero quel che ho cercato di fare è stato utilizzare un linguaggio comprensibile da tutti e noto che anche gli studenti più giovani seguono senza problemi tutti i passaggi. Del resto si affrontano temi complessi ma che sono davvero universali.

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