Code al Pronto soccorso, il primario Giorgio Parisi: «Noi senza filtri, siamo gli unici in provincia»

Dopo le proteste degli utenti, i chiarimenti dell'ospedale: "il quaranta per cento degli accessi sono codici bianchi o verdi"

Code al Pronto soccorso, il primario Giorgio Parisi: «Noi senza filtri, siamo gli unici in provincia»
di Vanna Ugolini
3 Minuti di Lettura
Domenica 5 Febbraio 2023, 08:40 - Ultimo aggiornamento: 08:52

Dottor Giorgio Parisi, primario del Pronto soccorso all'ospedale Santa Maria di Terni.
Ci sono giorni in cui le persone che si rivolgono al Pronto soccorso aspettano intere giornate prima di essere visitate. Cosa succede?
«Nel corso degli anni è cambiata la qualità degli accessi e c'è stato un forte aumento di pazienti non autosufficienti e di pazienti anziani con pluripatologie. Contestualmente c'è stato anche un incremento di accessi che avrebbero potuto trovare una risposta nel territorio. Ancora: questo è l'unico pronto soccorso nella provincia di Terni, non ci sono altri ospedali che possono fare da filtro. E' l'unico punto di riferimento e abbiamo anche un grande bacino di utenza che proviene da Rieti e Viterbo. Molti pazienti che vengono dal Nord del Lazio arrivano già in una situazione che porta a una decisione di ospedalizzazione: vogliono farsi ricoverare qui perchè ritengono di avere una risposta superiore»
Qual è il dato numerico?
«Se confrontiamo, ad esempio, il mese di gennaio 2022 con quello di quest'anno, abbiamo accolto circa seicento in più: 3617 contro i 3052 dello scorso anno. Abbiamo più di quarantamila accessi l'anno senza contare gli oltre duemilacinquecento accessi di pazienti covid. Nonostante questo siamo passati da una percentuale di ricoveri del 36, 37 per cento, grazie a un miglioramento nei percorsi assistenziali, a una migliore integrazione con la medicina del territorio e alla riapertura dell'Osservazione breve, al 27 per cento dei ricoveri. Siamo in linea con la media nazionale».
Dal 9 gennaio sono entrati in vigore dei nuovi codici di accesso. E' cambiato qualcosa?
«Con l'introduzione dei nuovi codici di accesso c'è la possibilità di una maggiore focalizzazione delle tipologie che trovano una miglior collocazione sul territorio rispetto a quelle che vanno curate in ospedale».
Che percentuali di codici bianchi e verdi, cioè di accessi meno gravi, riscontrate?
«I codici bianchi e verdi rappresentano circa il 40 per cento degli accessi al pronto soccorso. In questa fascia si collocano patologie lievi che potrebbero avere una loro risoluzione o un approccio fuori dal pronto soccorso.
Cosa si può fare per diminuire i tempi di attesa?
«Abbiamo messo in campo i nove posti letto dell'osservazione breve. Inoltre abbiamo aperto dei percorsi veloci con il reparto di Otorino e con l'Ortopedia. Poi ci sono i percorsi assistenziali che comunque sostengono la persona che si è rivolta a noi».
In alcuni momenti, però, ci sono lunghe attese.
«Sì, ma va detto anche non viene mai mandato via nessuno e che cerchiamo di dare una risposta qualificati a tutti, da chi arriva con un codice rosso a chi arriva con un codice bianco. E che ci sono state lamentele per le attese ma mai per una diagnosi sbagliata. Agli elevatissimi carichi di lavoro cerchiamo di dare risposta anche migliorando l'organizzazione del personale e migliorando l'organizzazione interna».
Cosa si può fare ancora per migliorare il funzionamento del Pronto soccorso?
«Apprezziamo molto che la Regione abbia in progetto la riapertura del pronto soccorso dell'ospedale di Narni. Inoltre sono in corso i bandi per un progetto sperimentale che comporta l'accesso dalle 9 alle 19 della medicina del territorio».
Come funzionerà se andrà in porto?
«Si tratta dell'apertura di un ambulatorio per alcuni tipi di patologie che rientrano nel capitolo dei codici verdi e bianchi che verrà svolto dai medici a ruolo unico di assistenza primaria presenti nel territorio. Ci sarà un bando per la formazione di un gruppo di medici che possano coprire il turno. C'è progetto già finanziato per la ristrutturazione del Pronto soccorso, che riguarda una ridefinizione degli spazi».

© RIPRODUZIONE RISERVATA

© RIPRODUZIONE RISERVATA