Sedu, in campo e ora con la toga
sempre in lotta contro il razzismo

Sedu, in campo e ora con la toga sempre in lotta contro il razzismo
di Monica Riccio
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Sabato 6 Febbraio 2021, 08:48

TERNI Oggi è uno stimato avvocato del Foro di Napoli, balzato alle cronache per un diverbio avvenuto qualche giorno fa con una giudice onoraria del Tribunale dei Minorenni di Napoli che, nel vederlo in aula, gli ha chiesto prima se fosse laureato, e poi se fosse abilitato per l’avvocatura. Lui è Hilarry Sedu, 35 anni, avvocato italiano di origine nigeriana, consigliere dell’Ordine degli Avvocati di Napoli. Diverbio a parte – i due hanno già fatto pace – Sedu, prima della carriera da avvocato, che gli stando tante soddisfazioni professionali e umane, è stato un calciatore e, da calciatore, è passato anche per Orvieto, nell’Orvietana Calcio nella stagione 2011-2012.
La squadra biancorossa allora militava in serie D, a guidarla c’era l’allenatore Tommaso Volpi e il direttore sportivo Mario Cianciulli. Sedu, difensore centrale di 192 centimetri per 85 chili di peso, faceva parte di quella avventura sebbene non rimase fino alla fine della stagione. Simpatico, di grande compagnia, aveva fatto gruppo con tutti i compagni, e già mentre si trovava a Orvieto aveva iniziato gli studi di Giurisprudenza. La stagione, dal punto di vista biancorosso, fu calcisticamente difficile e inconcludente tanto che costò al club orvietano la retrocessione in Eccellenza.
Nato a Benin City (Nigeria) nel giugno del 1986, Sedu è stato costretto a lasciare il suo paese per sfuggire alla fame. Arrivato in Italia insieme alla madre, si è sentito sempre fiero di essere diventato italiano e non ha mai accettato di essere definito “straniero”. Come tanti ragazzi il suo primo sogno era diventare un calciatore e i primi calci ad un pallone cominciò a darli molto presto. A 13 anni fu notato dalla Salernitana e da lì iniziò una brillante quanto breve carriera sportiva che lo portò in serie D per il Mazara e all’Orvietana, ed in C2 per l’Igea Virtus, passando anche per un periodo alla Turris.
Il suo sogno dovette tuttavia fare i conti con un brutto infortunio al ginocchio e con cinque operazioni che, di fatto, misero fine alla carriera come calciatore.

Sedu però aveva dimostrato sul campo di essere un lottatore di categoria, non si lasciò scoraggiare, decise di appendere le scarpette al chiodo e lottare per indossare la toga. Toga che oggi indossa con orgoglio e passione, con particolare attenzione al mondo dei minori, del sociale, dell’aiuto e della solidarietà.

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