PERUGIA - Manovre di bilancio, indebitamenti, ma anche trasporti e partecipate, più l'inchiesta sulla Nuova Monteluce e soprattutto sanità. La lente della Corte dei conti ha vagliato un anno di entrate, uscite e accantonamenti della Regione per il consueto giudizio di parificazione sul rendiconto generale dell'ente: in pratica, la pagella economica e finanziaria di palazzo Donini (relativa ai conti 2019, quindi giunta Marini più due mesi di Tesei), determinante per conoscere lo stato di salute delle casse regionali.
L'udienza si è svolta ieri, da remoto, ed è stata presieduta dal presidente della Sezione regionale di controllo per l’Umbria, Stefano Siragusa, a cui sono seguiti gli interventi dei relatori Vincenzo Busa, Paola Basilone e Annalaura Leoni, mentre la requisitoria è stata pronunciata dal procuratore regionale, Rosa Francaviglia. E tutti i magistrati, nonostante il giudizio si concluda come di consueto in modo positivo, hanno rilevato «anomalie, difficoltà e criticità».
Nella stessa relazione della Sezione controllo, i magistrati (dopo aver rilevato «che le previsioni definitive delle entrate di competenza ammontano a 4.145.846,17 migliaia di euro», con un disavanzo effettivo pari a circa 91 milioni di euro, in miglioramento costante rispetto ai 112 milioni del 2017 e i 100 del 2018) sottolineano come la spesa sanitaria rappresenti oltre i tre quarti degli impegni della Regione. E in un momento come l'attuale, cannibalizzato dalla pandemia, è chiaro come questo capitolo sia il più rilevante, anche per capire l'Umbria che sarà. «L’area d’intervento dedicata alla sanità assorbe annualmente gran parte delle risorse finanziare impegnate dalla Regione Umbria – sostiene la Sezione controllo -. La spesa sanitaria corrente del 2019, riferita sia agli impegni che ai pagamenti, rappresenta rispettivamente l’81,76 per cento e l’83,42 per cento della complessiva spesa corrente regionale». «Nel 2019 sia la Gestione Sanitaria Accentrata della Regione che le Aziende sanitarie dell’Umbria hanno assicurato l’equilibrio economico della gestione sanitaria, con un risultato di esercizio consolidato di 233 mila euro», si spiega, sottolineando anche come nel 2019 l'Umbria «si è collocata tra le prime cinque regioni “benchmark”». Ma le bacchettate parlano di «inadeguatezza» e si riferiscono, tra le altre cose, agli investimenti per l'edilizia sanitaria, per la programmazione o per la spesa per il personale a tempo determinato.
IL FONDO MONTELUCE
Dalle centinaia di pagine del giudizio di parificazione, infine, emerge anche il capitolo che riguarda la Nuova Monteluce, su cui proprio la procura contabile ha acceso da tempo i riflettori. Riferendosi agli oltre 12 milioni di euro accantonati nel Fondo per passività potenziali derivanti dalla gestione di società partecipate, il procuratore spiega come «tale accantonamento, operato a titolo cautelativo, si riferisce esclusivamente a passività potenziali che potrebbero sorgere dall’indennizzo dovuto alla società Gepafin in riferimento alla partecipazione al Fondo immobiliare chiuso – Comparto Monteluce a seguito della liquidazione del fondo». Parlando di una «evidente difficoltà» da parte dei «soggetti titolari delle quote del fondo (tra cui la Regione), di poter rientrare dall’investimento effettuato», Francaviglia conclude spiegando come «in considerazione di condotte che potrebbero evidenziare la sussistenza di un danno erariale, questa Procura resterà vigile sull’evoluzione del suddetto fondo».