AMELIA In seguito alle indagini dei carabinieri coordinate dal procuratore Alberto Liguori è stato arrestato il marito di Barbara Corvi scomparsa nel nulla il pomeriggio del 27 ottobre 2009 dalla sua casa di Montecampano, un paese a pochi chilometri da Amelia. Si tratta di Roberto Lo Giudice e le accuse sono quelle di concorso in omicidio volontario aggravato e occultamento o soppressione di cadavere. Il corpo
della donna non è mai stato trovato. Il concorso è con un fratello dell'uomo, Maurizio Lo Giudice, che è indagato. Nel corso di una conferenza stampa del procuratore capo della locale procura della Repubblica, Alberto Liguori, è stata segnalata anche un'altra intercettazione in cui lo stesso Roberto Lo Giudice, a proposito della scomparsa della moglie afferma: «Sì, c'entro pure io».
Inoltre in una intercettazione, secondo quanto si è appreso durante la conferenza stampa, in un intercettazione che si tiene nell'ambito di un discorso riferito al destino di Barbara Corvi, viene detta la frase: «Sarà stata sciolta nell'acido», frase che dà per scontato dunque che la donna sia stata uccisa e il suo corpo sia stato in qualche modo fatto sparire. «Un omicidio organizzato e premeditato da giorni» secondo il procuratore Liguori che ha anche sottolineato come non si tratta di un omicidio di mafia di "mentalità mafiosa".
La famiglia e i tanti amici della donna sono sempre stati convinti che Barbara non si sia allontanata spontaneamente da Montecampano. L'ultimo a vederla è stato proprio il marito Roberto Lo Giudice.
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Quel marito per cui Barbara da ragazzina aveva lottato contro la sua famiglia che non lo accettava. Non accettava quell'uomo arrivato dalla Calabria con un cognome pesante legato a doppio filo con la 'Ndrangheta. In cerca di lavoro e lo aveva trovato proprio presso la famiglia di lei. Poi l'amore con una ragazzina di appena 15 anni. E la vita insieme: due figli e un negozio da gestire in centro, prima dei genitori di lei. Gli anni
passano e gli affari che che vanno a rotoli, tanto che i due decidono di intestare il negozio al figlio grande per evitare il crack.
Quanto al movente del presunto omicidio di Barbara Corvi, è stato sottolineato che alla questione irenete la relazione sentimentale tra i due - «entrambi vivevano vite private parallele» ha detto il procuratore - si affiancano motivi economici, legati alle difficoltà dell'attività di ferramenta della coppia, tanto che lui il giorno prima della scomparsa didella moglie aveva prelevato tutti i soldi (circa 30 mila euro) ai conti correnti intestati alla coppia. Indagini che hanno anche permesso di smontare punto per punto i depistaggi di Roberto Lo Giudice per far credere che Barbara si fosse allontanata volontariamente. Come due cartoline inviate da Firenze il giorno dopo la scomparsa e firmate da lei con le quali affernava di volersi allontanare per una vacanza e un messaggio di addio inviato all'allora amante da Barbara, anche questo caso "falsificato" dal marito .
La svolta nelle indagini. Nell'estate c'era stata una svolta nelle indagini. A luglio Maurizio, pentito di ‘ndrangheta che vive nello spezzino, insieme ai suoi legali, Jacopo Memo e Giorgio Colangeli era arrivato nella caserma di via Radice per essere sentito dal procuratore Alberto Liguori. Non aveva voluto testimoniare ma il segnale che le indagini sul caso della donna scomparsa erano in corso fu chiaro. Quelle carte, rimaste ferme per quasi un decennio, nonostante gli appelli dei familiari, che mai avevano creduto alla scomparsa volontaria della figlia, delle associazioni di donne e gli appelli dell'associazione Libera, erano state riprese in mano da magistratura e carabinieri.
Anche la cognata era sparita misteriosamente. Barbara era tra l'altro la cognata di Angela Costantino, moglie di un altro Lo Giudice, scomparsa nel nulla nel 1994. Un'indagine della squadra Mobile di Reggio Calabria del 2012 ha portato alla condanna definitiva a 30 anni di due persone, sempre legate alla famiglia Lo Giudice, con l'accusa di omicidio. L'avrebbero uccisa dopo aver scoperto una relazione extraconiugale, avuta mentre il marito Pietro era in carcere.