Bambina violentata per anni dal vicino di casa orco. «Se parli, finisce male». Choc a Perugia, l'uomo incastrato dalle chat

Gli abusi iniziati nel 2019: inutile la fuga, il 47enne rintracciato e arrestato a Roma

Perugia, bambina violentata per anni dal vicino di casa orco. «Se parli, finisce male». L'uomo incastrato dalle chat
di Michele Milletti
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Giovedì 1 Febbraio 2024, 00:04

 «Se parli finisce male. Come quella bambina morta nel 2022, te la ricordi?». È uno degli ultimi messaggi del vicino orco, lo zio 47enne acquisito che per anni l’ha violentata e terrorizzata, nel disperato tentativo di evitare che lei lo denunciasse. Una bambina oggi, poco più di dodici anni. Neanche otto, quando l’incubo ha avuto inizio.

Bastia Umbra, città a metà strada tra Perugia e Assisi, è il nuovo teatro dell’orrore familiare.

Di una violenza che solo le parole frutto di un coraggio che a dodici anni è tutt’altro che scontato, sono riuscite a fermare. Con i carabinieri della compagnia di Assisi che, sotto il coordinamento della Procura della Repubblica di Perugia diretta da Raffaele Cantone, hanno finalmente posto fine all’incubo stanando lo zio-vicino orco a Roma. A casa di un fratello, dove si era nascosto negli ultimi giorni dopo una fuga di un paio di settimane in Romania. Quando aveva capito che gli investigatori erano sulle sue tracce. È stato arrestato con le accuse di violenza sessuale aggravata e continuata ai danni di una minore infraquattordicenne e portato nel carcere di Regina Coeli.

LA RICOSTRUZIONE

La terra sotto i piedi del 47enne, di origini romene come la nipote e con un passato da badante, è iniziata a mancare dallo scorso novembre quando la piccola si è confidata con la madre. Dopo aver tenuto nascosto questo terribile segreto per tanto tempo, la ragazzina è riuscita a raccontare l’inferno che stava vivendo. La donna si è così precipitata alla stazione carabinieri di Bastia Umbra e ha formalizzato una denuncia nei confronti del parente. 

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«Nel corso della denuncia - ricostruisce il procuratore Cantone - la donna rappresentava che la figlia le aveva confidato di aver subito ripetute molestie sessuali da parte dell’uomo, iniziati addirittura 4 o 5 anni prima». Parole confermate poi dalla ragazzina nel corso di un incontro protetto con il magistrato che ha seguito il suo caso. Parole considerate meritevoli di indagine non solo per la giovanissima età della presunta vittima, ma anche perché evidentemente circostanziate e precise nel racconto. La ragazzina ha così raccontato a magistrato e carabinieri dei primi approcci subiti dall’uomo, del suo essere apparentemente innocuo al punto di essere lasciata spesso in sua compagnia o anche da sola con lui. E poi le violenze subite nel corso degli anni, altre cui lei sarebbe riuscita a sottrarsi, in un’escalation di minacce per piegarla alla sua volontà.
Minacce arrivate anche via chat, con il 47enne che le paventava, in caso di rifiuto, «gravi conseguenze per la salute e l’incolumità propria e dei familiari». Fino al punto di mostrarle le foto di un’altra bambina, conosciuta tanto dallo zio quanto dalla nipote, scomparsa nel 2022, con la minaccia che «un mostro» le avrebbe fatto fare la stessa fine.

IL BLITZ 

Alla luce di quanto denunciato, e dopo ulteriori riscontri sentendo persone appartenenti al nucleo familiare della ragazzina, pochi giorni dopo la denuncia presentata dalla madre è scattato il blitz a casa del vicino-orco. Nel corso della perquisizione, i carabinieri hanno sequestrato telefono e tablet del 47enne e ricostruito le chat delle conversazioni tra lui e la bambina, dal momento che lui aveva provato a cancellarle. 
Decine di contatti. Tentativi di blandirla mescolati alle minacce: un «grave e solido quadro indiziario» lo definisce Cantone, emerso «anche dall’analisi del telefono della ragazzina che a più riprese chiedeva all’uomo di essere lasciata in pace». 

LA FUGA E L’ARRESTO

Temendo evidentemente di essere arrestato, il 47enne nei primi giorni di gennaio ha deciso di sparire per un po’ e tornare in Romania. Dopo due settimane, evidentemente pensando che le acque si fossero calmate, è tornato in Italia e ha trovato ospitalità da un fratello a Roma. Ma i carabinieri lo hanno anticipato: sospettando che potesse ottenere rifugio proprio da lui, hanno messo il familiare sotto controllo fino all’arresto e al trasferimento a Regina Coeli.

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