Amelia, il Ministero esercita la prelazione, il Teatro Sociale diventa pubblico.

Amelia, il Ministero esercita la prelazione, il Teatro Sociale diventa pubblico.
di Francesca Tomassini
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Venerdì 21 Maggio 2021, 11:06

AMELIA Il Teatro Sociale diventa pubblico. Alla fine la prelazione del Ministero della Cultura è arrivata. Il provvedimento, invocato da una larga parte della cittadinanza e dalla stessa sindaca Laura Pernazza dopo che il bene era stato ceduto all'asta lo scorso novembre, è stato ratificato con il decreto 488 del 19 maggio 2021. La vicenda giudiziaria del teatro era cominciata qualche anno fa. In seguito ad importanti lavori di ristrutturazione, la Società Teatrale, proprietaria del bene, si era impegnata a sostenere per un terzo i costi di ristrutturazione dell'intero edificio, coperti per la restante parte dallo Stato. Per far questo era stato contratto un mutuo per un importo pari a circa 700.000 euro, approvato all'unanimità. Dopo i primi anni in cui tutti i soci avevano pagato la propria parte, sono iniziate le defezioni che hanno portato al tracollo economico del Teatro facendolo finire all'asta. Dopo una serie di sedute andate deserte, nella primavera del 2019, circa un mese prima della seduta d'asta fissata al 23 aprile, si era assistito ad una vera e propria mobilitazione. Amministrazione Comunale, ProLoco, Ente Palio dei Colombi e una nutrita fetta della cittadinanza, che ha sempre sentito il Teatro come un bene della città intera, si erano riuniti ed avevano elaborato un piano d'azione per raccogliere la cifra necessaria a partecipare all'asta e tentare di aggiudicarsi il teatro. Se l'acquisto fosse andato a buon fine, il Comune l'avrebbe inserito nell'elenco dei beni indisponibili del patrimonio dell'ente. A pochi giorni dalla seduta però, la Società Teatrale aveva annunciato di essere riuscita a salvare il proprio gioiello a seguito di un accordo con la Banca Nazionale del Lavoro che prevedeva il versamento, a saldo e stralcio del debito, di una congrua somma di denaro garantita dall'ingresso di nuovi componenti nella compagine sociale. Ma qualcosa non ha funzionato, tanto che, trascorso il limite di sei mesi concesso dal giudice per chiudere la transazione, la procedura ha ripreso il suo corso. Con l'arrivo della pandemia c'era stato un ulteriore stop, senza esito alcuno, fino alll'epilogo giudiziario quando, ad aggiudicarsi il bene nel corso della nona seduta d'asta, era stato l'imprenditore ternano Antonio Tacconi che lo aveva acquistato per 414.000 euro. Da quel momento, nonostante le rassicurazioni di Tacconi circa la volontà di mantenere la funzione del teatro e di volerlo rivitalizzare, si è assistito ad un'altra mobilitazione istituzionale e popolare nel chiedere al Ministero l'esercizio della prelazione. La notizia della decisione ministeriale è stata diramata dalla stessa Società Teatrale che ha colto l'occasione per togliersi qualche sassolino dalla scarpa e non esclude future azioni legali. «Quandanche sia stato rispettato il formalismo giuridico - ha commentato il presidente Riccardo Romagnoli-  nella sostanza risulta scandaloso che un bene di pregio come il Teatro Sociale, che (dopo i radicali lavori di ristrutturazione di 15 anni fa) è stato valutato non meno di 10 milioni di euro,  possa essere stato alienato alla nona asta - dopo una serie incredibile di ben otto aste deserte - per poco più di 400.000 euro (e cioè il 4% del valore!), pari più o meno al prezzo di un appartamento di medie dimensioni a Roma. Si pensi che il prezzo base della prima asta fu fissato in € 8.300.000 e quello della nona in circa € 200.000! Eppure esiste una norma che in questi casi estremi (quando cioè la somma ricavabile dalla vendita all’asta non è tale da soddisfare né il creditore (nella specie la BNL) né il debitore, il giudice dell’esecuzione può intervenire, ordinando la cessazione della vendita, per eccesso di ribasso. Il provvedimento ministeriale è stato appena emesso -ha chiuso il patron- e c’è tutto il tempo per una valutazione serena sul da farsi».

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