Acque Minerali d'Italia, braccio di ferro tra sindacati e azienda

Acque Minerali d'Italia, braccio di ferro tra sindacati e azienda
di Aurora Provantini
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Lunedì 20 Aprile 2020, 20:14 - Ultimo aggiornamento: 20:49

Il gruppo Acque Minerali d’Italia, proprietario degli stabilimenti di Sangemini e Amerino, con un comunicato, dichiara che «i vertici aziendali stanno gestendo l'attuale situazione dei siti umbri in maniera costante e attiva. Ciò avviene anche attraverso l'interlocuzione a vari livelli, territoriali e istituzionali, con lo scopo di mettere in atto le soluzioni già adottate e quelle che si renderanno necessarie». Un controsenso, visto che due giorni prima il direttore amministrativo Antonio Paganini dichiarava di voler interrompere l’interlocuzione a livello territoriale,  e mantenere solo relazioni sindacali  a livello nazionale. «Solo per cortesia, dopo che gli era stato ricordato che le corrette relazioni sindacali sono ben descritte nella legge 300 dello Statuto dei Lavoratori, Ami accettava di dialogare anche con le organizzazioni territoriali» - ribadisce Paolo Sciaboletta, della segreteria Flai Cgil . Che sottolinea: «Le organizzazioni sindacali lavorano per il totale mantenimento occupazionale in un’area di crisi complessa devastata da importanti vertenze industriali».
Ami ricorda che «è in corso un processo di riorganizzazione e razionalizzazione del gruppo così come previsto nella richiesta di ammissione alla procedura di concordato preventivo con riserva, approvata dal Tribunale di Milano, con il quale la società sta lavorando nell'elaborazione della proposta concordataria in continuità». Ami parla del cosiddetto pre concordato, perché di fatto il piano di ristrutturazione,  che i sindacati vorrebbero conoscere, ancora non è stato depositato, né tantomeno svelato.  «Nella conference call di due giorni fa Ami comunicava una importane perdita di fetta di mercato (relativa al secondo semestre  del 2019) non solo nel comparto Horeca, ma anche nella grande distribuzione, data l’impossibilità dell’azienda ad un immediato approvvigionamento di materie prime necessarie per la produzione» - dice Scaboletta.
Ami ricorda comunque che  «è stato aperto da un mese  un tavolo istituzionale presso il Ministero dello Sviluppo Economico voluto dai sindacati nazionali e dall’azienda, quale centro della risoluzione delle problematiche legate alla ristrutturazione. Lo scopo principale è quello di rendere sostenibili le attività sui territori, anche alla luce della fase problematica del comparto delle acque minerali in Italia che vede e vedrà un settore fondamentale, quello dell’Horeca, purtroppo bloccato».
«Si ricorda che Sangemini, negli scorsi anni, ha compiuto una prima parte di investimenti di ammodernamento e ristrutturazione degli impianti di imbottigliamento senza ricorrere a finanziamenti pubblici,  così come ha fatto l'intero gruppo su scala nazionale» - scrive Ami.  «Si tratterebbe di innovazioni che hanno provocato non pochi problemi di funzionamento degli impianti stessi, a tutt’oggi non pienamente risolti» - replicano le organizzazioni sindacali.  
Interviene anche Simone Dezi, Fai Cisl: «Non accettiamo provocazioni. I lavoratori degli stabilimenti di Sangemini e Amerino in questi anni hanno dato abbondantemente in termini economici e sociali, hanno diritto ad avere garanzie occupazionali per il futuro e soprattutto vogliono lavorare. Le questioni del territorio si discutono qui e non in altri tavoli. Vogliamo conoscere il piano di ristrutturazione e anche urgentemente, o sarà un dramma sociale».
 

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