Vertenza Sangemini: «Aumentare le vendite per evitare il dramma sociale»«

Vertenza Sangemini: «Aumentare le vendite per evitare il dramma sociale»«
di Aurora Provantini
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Venerdì 17 Aprile 2020, 19:09 - Ultimo aggiornamento: 18 Aprile, 08:28

I dipendenti degli stabilimenti di Sangemini e Amerino chiedono certezze e non cassa integrazione. Con un comunicato stampa le segreterie generali di Fai Cisl, Flai Cgil e Uila Uil rendono noto che oggi, 17 aprile 2020, si è tenuta una riunione (in conference call) alla presenza di Antonio Paganini e Eros Brega, direttori generali del gruppo Ami (Acque Minerali d’Italia), Ilaria Pessina, responsabile delle risorse umane, Massimo Bonifacio, direttore marketing, le organizzazioni sindacali Fai, Flai e Uila,  le Rsu di sito.
L'azienda, attraverso Antonio Paganini, ha tenuto subito a precisare che le trattative devono essere di natura nazionale e non territoriale. Le organizzazioni sindacali ribadiscono invece con forza che le questioni territoriali devono essere discusse territorialmente e che le corrette relazioni sindacali sono ben descritte nella legge 300 dello statuto dei lavoratori.
“Consapevoli dello stato attuale in cui si trova Ami - scrino le organizzazioni sindacali -  ma altrettanto consapevoli dei sacrifici dei lavoratori, chiediamo rispetto per l'intero territorio. Per ciò che riguarda l'attività commerciale, ci viene comunicato che Ami sta provvedendo a riattivare i canali commerciali con la grande distribuzione, con il goffo tentativo da parte del direttore generale del recupero delle commesse perse”.
“Ci sono state illustrate inoltre le mille difficoltà del momento – si evidenzia nel comunicato -  legate al concordato stesso e al Covid-19, che hanno portato ad un significativo calo di volumi soprattutto nel canale Horeca di gruppo. Come sindacati abbiamo ribadito che le persone in Sangemini e Amerino lavorano nonostante le difficoltà del momento, sempre nel rispetto delle normative vigenti, pronte anche a far fronte ad una richiesta massiccia di ordini, nonostante il peso della cassa integrazione, che sta mettendo a dura prova il bilancio delle famiglie”.
Il quadro è aggravato da anni di privazioni, proprio per la cassa integrazione che è diventata particolarmente pesante negli ultimi 15 mesi con la straordinaria, sommata ad un accordo su cui la Regione Umbria era garante, mai rispettato, che ha comportato una riduzione dei salari. “Le scelte scellerate dell'azienda hanno portato di nuovo il gruppo sul baratro” – ribadiscono i sindacati. Che chiedono di ridurre le giornate di cassa integrazione per evitare il dramma sociale che si sta invece avvicinando troppo velocemente.  “Tra l’altro – dicono - si avvicina la scadenza della Cigo Covid-19 utilizzata attualmente. Informiamo, inoltre, che i siti produttivi in questione stanno diventando una polveriera, e i dipendenti stanno pagando il prezzo di anni di pressappochismo aziendale”.
“Già prima del concordato la dirigenza di Ami non è stata in grado di garantire la continuità aziendale, ora il concordato stesso e soprattutto la salvaguardia occupazionale sono a forte rischio di default. Segnaliamo che in questo momento tanto delicato, quello del direttore Paganini non ci sembra un atteggiamento consono alle nostre aspettative. Vorremmo continuare a proteggere il lavoro e il salario dei lavoratori e non vogliamo cadere in provocazioni. Alle strutture sindacali nazionali chiediamo di attivarsi quanto prima per una call unitaria e per una convocazione urgente del Mise, per una forte e chiara presa di posizione che non escluda un’iniziativa concordata per tutti i siti. Ci attiveremo nei prossimi giorni per informare tutte istituzioni locali, dal Prefetto di Terni, alla Regione Umbria, ai sindaci dei Comuni interessati, prima che la situazione si trasformi in un dramma sociale”.

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