Stop aborto farmacologico a domicilio, Rifondazione Terni: «Provvedimento vessatorio per le donne»

Stop aborto farmacologico a domicilio, Rifondazione Terni: «Provvedimento vessatorio per le donne»
di Aurora Provantini
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Lunedì 15 Giugno 2020, 11:23 - Ultimo aggiornamento: 19:54

«La Giunta regionale umbra, guidata dalla leghista Tesei, sul tema della interruzione volontaria della gravidanza, decide di far arretrare l’Umbria di decenni con una scelta ideologica retrograda e strumentale». Il commento arriva dalla federazione di Terni del  partito della Rifondazione Comunista.
«Viene infatti cancellato il passo in avanti compiuto a fine 2018, a seguito di un decennio di lotte delle associazioni delle donne, quando l’amministrazione regionale aveva finalmente dato indicazione agli ospedali umbri di organizzare, in regime di day-hospital, il servizio di interruzione della gravidanza tramite la somministrazione della pillola Ru486». 

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Si dava così alle donne la libertà di poter scegliere il metodo meno invasivo e di poterlo fare in modo accessibile, discreto e tutelato. Un'alternativa seria all’interruzione volontaria di gravidanza attraverso l’intervento chirurgico.
 «Marcia indietro! La giunta destrorsa umbra decide dunque di obbligare la donna al ricovero in ospedale per tre giorni - scrive in una nota Rifondazione Comunista - rendendo sempre più difficile il percorso per ottenere l’opzione farmacologica.  Un provvedimento grave e vessatorio per le donne che dovranno ricorrere ad un ricovero in strutture che, specialmente in periodo di Covid-19, andrebbero al contrario alleggerite e destinate  a ben altri interventi».

Per il partito della Rifondazione Comunista il provvedimento è «insensato  vuoi perché arriva in un momento in cui si tende ad evitare l’ospadalizzazione, vuoi per i costi maggiori che andranno a gravare sulla collettività».
Le associazioni delle donne si scagliano tutte contro la decisione della Tesei, ricordando che l’interruzione volontaria di gravidanza tramite farmaci, è praticata in larga parte d’Europa, scelta in Francia dal 66% delle donne ed in Svezia dal 95%. Solo in Italia la percentuale si abbassa drasticamente al 18%, ed in Umbria scende addirittura al  5%.  «Le ragioni di queste differenze sono indicate nella continua corsa ad ostacoli che devono compiere le donne umbre,  nella  disinformazione, nella  mancanza di servizi territoriali, soprattutto nell’ostilità degli obiettori di coscienza».

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