«La storia che colpisce di più è quella di una donna di Roma che durante il lockdown è riuscita a scappare da un compagno violento. Ha chiamato la cooperativa Be Free, loro le hanno detto di preparare in fretta i suoi bagagli e di farsi trovare dopo un'ora sotto casa. Così è sfuggita al suo aguzzino e nel momento in cui ha recuperato la sua libertà ha trovato tutti gli altri prigionieri». A raccontare una delle tante vicende narrate nel film è Elisabetta Galgani, giornalista di La Nuova Ecologia che si sta occupando della promozione del documentario “Tutte a casa – Memorie digitali da un mondo sospeso”. In occasione dell’8 marzo, a un anno dall’inizio del lockdown, il fim realizzato dal collettivo Tutte a casa, per la regia di Nina Baratta, Cristina D’Eredità e Eleonora Marino, andrà in onda in prima serata alle 21.30 su La7D.
«ll film - spiega Elisabetta Galgani - nasce dal collettivo "Tutte a casa" composto da 16 professioniste del mondo dello spettacolo e della comunicazione che si sono conosciute su una pagina Facebook i primi giorni di marzo 2020. Abbiamo lanciato una call in cui chiedevamo a donne di tutte le età e provenienze sociali di inviare video, realizzati con lo smartphone, per narrare la loro quarantena e quello che succedeva nelle loro case. Sono arrivati circa 8.000 video, inviati da oltre 500 donne, da tutta Italia e anche dall'estero, Praga e Londra». Supportate da una regia a distanza, le storie sono state abbinate ad alcune parole chiave: la casa, il corpo, la cura, la crisi, la rinascita, la libertà. Ne è nato un affresco di voci del lockdown da marzo a giugno 2020 in Italia, narrato dal punto di vista delle donne: un osservatorio alternativo rispetto alla narrazione mainstreaming, tutta al maschile, della pandemia.
«C’è la difficile quotidianità delle commesse del supermercato - dice Elisabetta - tra i pochi luoghi aperti durante la quarantena, che hanno dovuto affrontare momenti difficili, si sono trovate davanti clienti con la febbre, hanno dovuto chiudere tutto. C'è la dottoressa di Bergamo che si sveglia di notte in preda agli incubi e che racconta i suoi sensi di colpa, con il paziente che le dice “lo so che tu presti più attenzione a lui che a me, perché pensi di poterlo salvare mentre io sono condannato...”.
Insomma c'è “la versione delle donne”, visto che i media, dicono le partecipanti al collettivo, durante la quarantena davano spazio solo a virologi, politici e scienziati. Eppure oggi sappiamo che sono state le donne ad aver pagato il prezzo più alto della pandemia, in termini economici, lavorativi ma non solo. Nel film si recuperano i frammenti di questa realtà parallela e invisibile, a tratti angosciante, a tratti ironica e spudorata. Il film è stato prodotto dal collettivo Tutte a casa, con un crowdfunding su Produzioni dal basso: la raccolta fondi durata tre mesi ha superato l’obiettivo di 15.000 euro. Sarà visibile l'8 marzo su La7D (dedicata alle donne) e in streaming sul sito. Le 16 professioniste che hanno realizzato il film sono Federica Alderighi, Nina Baratta, Giovanna Canè, Maria Raffaella De Donato, Cristina D’Eredità, Flavia De Strasser, Maria Antonia Fama, Rosa Ferro, Elisabetta Galgani, Elisa Flaminia Inno, Désirée Marianini, Eleonora Marino, Beatrice Miano, Viola Piccininni, Elettra Pizzi, Francesca Zanni.