Idrogeno bianco, in Lorena una miniera inesauribile di energia pulita: il più grande giacimento di gas prodotto nel sottosuolo

I ricercatori francesi: una fonte di 46 milioni di tonnellate

Idrogeno bianco, in Lorena una miniera inesauribile di energia pulita: il più grande giacimento di gas prodotto nel sottosuolo
di Francesca Pierantozzi
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Mercoledì 15 Novembre 2023, 14:45 - Ultimo aggiornamento: 16 Novembre, 07:44

Il campo si trova appena fuori Folschviller, paese di 4mila abitanti della Mosella, in Lorena, a mezz’ora dal confine francese con la Germania.

Un container giallo-blu è stato piazzato in mezzo ai sassi neri, eredità di una terra di miniere e minatori. Lì sotto ci sono le gallerie della Houve, l’ultima miniera di carbone a essere stata chiusa in Francia, il 23 aprile 2004. Nel 2018 è stato riaperto un nuovo pozzo: misura sei centimetri e la trivella, una sonda super tecnologica, va giù fino a 1.250 metri di profondità in pochi minuti. I ricercatori del progetto Regalor, scienziati e tecnici dell’Università della Lorena e del Cnrs, cercavano gas metano. E invece hanno trovato idrogeno. Forse il più grosso giacimento finora scoperto al mondo di idrogeno bianco, quello naturalmente prodotto nel mantello e nella crosta terrestre. Una miniera d’oro per l’ambiente, una fonte potenzialmente inesauribile di energia primaria a zero emissione carbone. La scorsa primavera il computer installato nel container, che mostra in tempo reale le rilevazioni della sonda nelle profondità della terra, ha cominciato a segnalare sorprendenti percentuali di idrogeno, anzi di diidrogeno, l’idrogeno biatomico. «A 1.250 metri rileviamo tra il 14 e il 17 per cento di idrogeno – ha spiegato Philippe de Donato, che con Jacques Pironon dirige il laboratorio GeoRessources dell’Università della Lorena e del Cnrs – Abbiamo notato che le percentuali aumentano con la profondità. È qualcosa di mai visto prima». Vestiti con i completi arancioni dei tecnici che da qualche anno hanno fatto del container giallo-blu il campo base di una scoperta potenzialmente rivoluzionaria, de Donato e Pironon non nascondono l’entusiasmo: «Se le ipotesi che avanziamo oggi saranno verificate e troviamo una fonte continua di idrogeno nel sottosuolo, riteniamo che questa fonte sia di circa 46 milioni di tonnellate. È semplicemente enorme».

IL PROGETTO

Per sapere se la terra sotto Folschviller nasconde un serbatoio colossale di energia pulita, servirà mandare la sonda ad almeno tre chilometri di profondità, ad auscultare formazioni geologiche del carbonifero, vecchie di oltre 350 milioni di anni.

Secondo de Donato e Pironon, l’idrogeno che si trova nei sottosuoli della Lorena è il risultato della contemporanea presenza di molecole d’acqua e di minerali composti di carbonati ferrosi: «Quando entrano in contatto generano reazioni di ossidazione e riduzione dell’acqua che portano alla produzione di idrogeno e ossidi di ferro – hanno spiegato in un articolo pubblicato da The Conversation – Se è così, significherebbe che la produzione di idrogeno oltre a essere colossale e naturale, sarebbe anche “rinnovabile”, visto che questi processi chimici di ossidazione e riduzione sono rapidi – qualche settimana – e che la riserva di carbonato di ferro nei sottosuoli della Lorena è praticamente infinita». L’idrogeno “bianco” è quello presente puro in natura, dove in genere si trova combinato con altri elementi, nell’acqua o nelle energie fossili. L’idrogeno “grigio”, per esempio, è quello prodotto per trasformazione di gas naturale: è oggi quello più usato come fonte di energia, ma è criticato per gli alti livelli di anidride carbonica emessi per produrlo. L’idrogeno è invece “nero” quando è prodotto dal carbone, ed è “verde” quando è il risultato dell’elettrolisi dell’acqua con l’elettricità prodotta da energie rinnovabili. Di qualsiasi colore sia, l’idrogeno è dunque oggi sempre una fonte di energia secondaria. Solo il “bianco” è una fonte primaria, direttamente disponibile, senza bisogno di altra energia per essere prodotto da altri gas o molecole, in grado di sostituire le energie fossili in tutti i settori, elettricità, trasporti, produzioni del vetro e dell’acciaio. L’unico sito di idrogeno bianco attualmente sfruttato al mondo è il pozzo di Bourakébougou, nel Mali occidentale, dove da circa un decennio la sua produzione – che si aggira intorno alle 5 tonnellate all’anno – viene utilizzata per alimentare in elettricità tutto il villaggio. La scoperta di un potenziale enorme giacimento di idrogeno bianco in Lorena ha già smosso curiosità e interesse di gruppi privati e istituzionali, francesi e stranieri, in particolare di Germania, Belgio, Lussemburgo. Resta da dimostrare che la presenza del gas sia omogenea in tutto il bacino di 490 chilometri quadrati e che continui ad aumentare in profondità: i nuovi lavori di ricerca dovrebbero cominciare nel primo trimestre del 2024, per una durata di tre o quattro anni. Un futuro non così lontano.

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