La sicurezza c'è ma non si vede: la sfida “friendly” della Questura

La sicurezza c'è ma non si vede: la sfida “friendly” della Questura
di Gianluca Cordella
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Martedì 10 Maggio 2016, 13:22 - Ultimo aggiornamento: 13:23

Un cuore che batte nell'area dello stadio Olimpico e un occhio che tutto vede e tutto sa. Ma a differenza del Grande Fratello orwelliano, che l'ordine lo imponeva con l'intimidazione, l'occhio fisso sul Foro Italico l'ordine lo controlla con discrezione «perché siamo in un luogo di festa. Dobbiamo dare alle persone la sensazione di essere in un'area tutelata, non militarizzata». Parole di Massimo Improta, primo dirigente della Polizia di Stato e coordinatore incaricato dalla Questura di Roma della gestione dei servizi di prevenzione nell'area degli Internazionali Bnl 2016. Sviluppa il concetto Roberto Massucci, Capo di Gabinetto del Questore di Roma. «Quest'edizione degli Internazionali non è uguale a nessuna di quelle passate. I fatti di Parigi e Bruxelles hanno alzato il livello di allerta - spiega Massucci - Per questo abbiamo lavorato in piena collaborazione con il Coni per mettere in campo un sistema di sicurezza attento, moderno, flessibile. Abbiamo sviluppato una forma di partenariato con il Comitato olimpico e con le agenzie di sicurezza che hanno lavorato per il Coni, per creare meccanismi di interazione tra le forze di Polizia e la componente privata. Il concetto è quello di un approccio friendly al sistema di sicurezza: si vuole dare allo spettatore la sensazione di ricevere un servizio di sicurezza attento ma nello stesso tempo non invasivo».
 


LA STRATEGIA
Il concetto di squadra è esteso al massimo con Polizia, Carabinieri, Guardia di Finanza e Polizia locale che lavorano gomito a gomito sotto la regia della Security Control Room, il cuore che pulsa nella zona del Foro Italico. È da lì che grazie alle 120 telecamere installate nell'area (alle quali se ne sono aggiunte un'altra cinquantina per gli Internazionali) le forze dell'ordine controllano e gestiscono il tutto. Anche le strade perché, spiega Improta, «in caso di emergenza, un'ambulanza o un mezzo dei vigili del fuoco deve avere precise istruzioni su come muoversi nell'area». «Nella Control Room - è Massucci a parlare - trovano posto tutte le anime istituzionali e private del sistema sicurezza e non c'è una funzione leader per definizione. Leader diventa la funzione che in quel momento sta gestendo la criticità: se c'è un'emergenza sanitaria, ad esempio, tutti sono al servizio dell'ambulanza che deve raggiungere la zona». Su un'area in cui, solo domenica, sono transitate quasi 200.000 persone tra Olimpico e Foro; facile pensare che possa essere un bersaglio “invitante” per i terroristi. «Per questo con i cani anti-esplosivo e gli artificieri delle forze di Polizia bonifichiamo l'area ogni mattina e ogni pomeriggio - spiega ancora Improta - Zone catering, spogliatoi dei giocatori o le fondamenta del Centrale: controlliamo ogni luogo in cui sarebbe assurdo che si possa arrivare ma che in effetti rappresenta il luogo più facile per nascondere qualcosa».
 


 

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