L’Italia completa la tetralogia degli elementi. Dopo l’oro della Terra di Vito Dell’Aquila e quello dell’Acqua di Valentina Rodini e Federica Cesarini. Dopo il doppio oro del Fuoco (sacro) di Marcell Jacobs e Gimbo Tamberi. Ecco quello dell’Aria, del vento. Lo regalano al medagliere Ruggero Tita e Caterina Banti. E’ il podio numero 29 che fa volare l’Italia oltre il risultato di Rio e la proietta verso il record assoluto dei 36 podi di Los Angeles 1932 e Roma 1960. L’impresa dei due azzurri era maturata nella settimana precedente, ieri è stata solo certificata con una medal race che è stata un capolavoro di astuzia. E che riporta la nostra vela sul podio olimpico 13 anni dopo le due medaglie di Alessandra Sensini e Diego Romero a Pechino. Se poi invece vogliamo rintracciare un altro oro è necessario scivolare fino a Syndey 2000, ancora con la Sensini nel Mistral. Ma questo oro è anche un inedito assoluto per lo sport italiano: è infatti il primo titolo olimpico azzurro con una formazione mista.
SEMPRE AL VERTICE
Le medaglie al collo se le sono messe l’un l’altra, ma gliele ha portate sul vassoio il presidente del Coni Giovanni Malagò. «In epoche non sospette avevo chiesto al Cio di effettuare questa premiazione. Avevo visto lungo», racconta nella baia di Enoshima il numero uno dello sport italiano. Ed effettivamente questo trionfo è una sorpresa solo per chi non mastica di vela. Nella loro specialità, il Nacra 17, Tita e Banti sono dei fuoriclasse di livello assoluto. Lo sanno bene al Circolo Aniene, che con l’aiuto della Webuild sostiene Caterina. «Un grande lavoro di squadra che dà lustro all’Italia», il commento dell’ad Pietro Salini. E insomma, nei cinque anni passati a bordo dello stesso catamarano – il sodalizio nasce nel 2016 dopo un incontro casuale a Formia – vincono tre titoli europei e uno mondiale (oltre a un bronzo).
A TOKYO
L’Olimpiade di Ruggero e Caterina è stata perfetta. Nelle 12 regate di qualificazione hanno collezionato quattro vittorie e quattro secondi posti. Avversari schiantati al punto di essere arrivati alla Medal Race già sicuri di chiudere primi o secondi. A spostare gli equilibri poteva essere solo la Gran Bretagna che, però, per il trionfo avrebbe dovuto piazzare almeno quattro barche tra sé e gli azzurri. Che giocano di furbizia. Inutile cercare la vittoria, basta tenere d’occhio i britannici. E così è stato: marcatura stretta tipo Chiellini su Kane – tanto per restare sulle sfide recenti tra Italia e Inghilterra – e oro di strategia con un 6° posto subito alle spalle dei rivali. Chiamatelo catenaccio, ma lo sport azzurro ci ha costruito su un impero.