Aurelio De Laurentiis parla come uno che non ha perso la speranza di riuscire a trattenere Luciano Spalletti. Ma ormai tra i due c'è un gelo. Improvviso. Fastidioso. Anche se ieri, alla presentazione del ritiro numero 13 a Dimaro-Folgarida (con rinnovo della partnership con Trentino Marketing fino al 2026) ha glissato ogni volta che ha potuto sul futuro del suo tecnico («se mi chiedete cose diverse dal ritiro mi alzo e me ne vado») dando l'impressione di non aver alcuna intenzione di rompere né di puntare i piedi alla luce del contratto fino al 2024: «È stata una bella cena dell'amicizia, del ringraziamento e del buonumore», si limita a dire tornando all'appuntamento di venerdì sera.
Ma al di là delle frasi, appare chiaro che ormai, tra i due, si sia alzata una cortina di ferro.
Vero, De Laurentiis e Spalletti ieri si sono incrociati più volte anche per le piccole dimensioni del centro tecnico e hanno anche bevuto un caffé assieme, ma per pochi istanti. Il presidente ha voluto assistere a parte dell'allenamento del mattino, prima della conferenza stampa. La squadra l'ha vista, si è trattenuto qualche minuto e poi si è allontanato. Nei corridoi del centro tecnico ha poi incontrato il suo tecnico attorno alle 11, e poi anche a metà pomeriggio. Con loro pure l'ad Andrea Chiavelli. I rapporti sono formali il che è una condizione che lascia aperta ancora a qualche (piccola) possibilità che si trovi un'intesa per la permanenza di Spalletti. Perché è questo che è a rischio, la sua permanenza.
Al pranzo con i vertici del Trentino Marketing, Lucianone non ha preso parte. Stakanovista com'è, ha preferito con Baldini e Domenichini concentrarsi sulla gara con l'Inter. Poi, prima di andare via, attorno alle 17,15 De Laurentiis è tornato a salutare il suo allenatore. Gesti formali, null'altro. Anche perché sono giorni in cui De Laurentiis è impegnato su vari fronti: vero che adesso c'è la figlia Valentina come braccio destro sul fronte del marketing, ma è sempre lui al centro di ogni cosa. Diventa ermetico anche quando c'è da fare i conti con il nuovo Napoli. «Noi consideriamo i nostri calciatori molto importanti e nei miei 19 anni abbiamo sempre fatto degli aggiustamenti, anche lo scorso anno, dopo che erano andati via quei geni dissi che avremmo provato a vincere il campionato, promessa mantenuta. Si può sempre fare di più, è doveroso, e come ogni anno ci sarà chi va e chi viene».