Agnelli, il pressing che cambia tutto

Andrea Agnelli
di Emiliano Bernardini
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Lunedì 2 Marzo 2020, 07:30
Nodi continui impossibili da sciogliere. Un matassa aggrovigliatasi su se stessa. Così appare il calendario che si va disegnando per via del pasticcio legato ai rinvii. Ma come si è arrivati a questa situazione? Bisogna tornare indietro a sabato 22 quando in tarda serata dopo un decreto del governo legato all’emergenza coronavirus si decise di rinviare quattro gare: Inter-Samp, Atalanta-Sassuolo, Verona-Cagliari e Torino-Parma. L’emergenza coronavirus era già alta e così lunedì 24 la Lega decide di scrivere una lettere indirizzata al Governo, alla Regioni e al consiglio della Figc (che era riunito a Roma) per chiedere di poter giocare le gare del turno successivo, ossia quelle rinviate ieri, a porte chiuse. Una richiesta “necessaria” soprattutto in vista della gara dei sedicesimi di Europa League tra l’Inter e il Ludogorets. La Uefa non ammette rinvii e avrebbe dato lo 0-3 a tavolino ai nerazzurri. Il consiglio della Figc ne prende atto così come Regioni e Governo, tanto che nei giorni successivi viene ufficializzato il calendario a porte chiuse. L’idea, come è noto, non piaceva affatto al presidente della Juve e dell’Eca Andrea Agnelli che da giovedì ha iniziato un pressing asfissiante sul Governo, su vari ministri e sul Coni per caldeggiare la soluzione rinvio. Puntando sul fatto che una gara scudetto come Juve-Inter, senza tifosi e con 170 paesi collegati, sarebbe stato un cattivo spot all’estero per l’Italia. Soprattutto per il turismo in vista delle vacanze di Pasqua. Agnelli riesce a far breccia sfruttando anche la sponda del Coni e della Lega rappresentata in quell’occasione dall’ad De Siervo visto che il presidente Dal Pino era negli Stati Uniti per la questione diritti tv internazionali. Nel Consiglio dei Ministri fiume di venerdì il Governo ha messo sul tavolo entrambe le ipotesi: porte chiuse o rinvio. Tutto slittato per la gioia del patron Agnelli preoccupato dei 5 milioni d’incasso che avrebbe perso e dello svantaggio sportivo dello Stadium vuoto in una gara fondamentale per i destini del tricolore. 
ATTACCHI DA PIÙ FRONTI
Alla fine dei giochi la Lega si è ritrovata con il cerino in mano per aver di fatto preso lei la decisione di rinviare. Il Governo, dopo aver acconsentito alla scelta, ora si sfila e anzi richiama i vari presidenti ad assumersi la responsabilità e a trovare una soluzione. Con il ministro per lo Sport, Vincenzo Spadafora, che vuole togliere alibi al mondo del calcio: «Non faccia cadere le sue responsabilità sulla politica. Noi abbiamo solo detto, per la salute di tutti: o giocate a porte chiuse, o rinviate». «Solo venerdì sera abbiamo saputo che in tre regioni si sarebbero riaperte le porte degli stadi già da oggi, rendendo il quadro completamente diverso dal precedente» prova a difendersi Dal Pino che ora deve assolutamente trovare una soluzione. In via Rosellini a Milano, sede della Lega di A da sabato vengono appesi striscioni degli interisti che urlano al campionato falsato: «Calciopoli... Ci risiamo?» poi ancora «Lega indegni vergognatevi» e infine «Rispetto per il calcio, rispetto per i tifosi».
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