NESSUN PROCESSO
Fonseca non intende guardare in faccia la realtà che, dopo 3 sconfitte consecutive, è angosciante, anche pensando al futuro della Roma che rischia di dover rinunciare, e per la seconda stagione di fila, agli introiti della Champions. È però chiaro che voglia prenderla di petto. Il nuovo obiettivo è inquadrato: il successo contro il Gent, giovedì all’Olimpico, nell’andata dei sedicesimi di Europa League. E anche quello successivo: il bis domenica, sempre in casa, contro il Lecce in campionato. Lavora davanti al video e in campo per aggiornare tatticamente la squadra fragile e confusa. Senza identità. Parla al gruppo, convinto che più di un calciatore sia debole psicologicamente. Il cortocircuito spegne la prestazione del singolo. «Dovete ritrovare la convinzione in quello che fate» insiste a quattr’occhi o nelle riunioni con il gruppo. Chiede più coraggio e meno paura. Non mette pressione ai giovani e chiama in causa i senatori. Interviene per salvare la stagione che, contando pure l’eliminazione di Coppa Italia, sembra fortemente compromessa.
PETRACHI FA SCENA MUTA
«Non mi sento in discussione». Fonseca lo ha detto a Bergamo dopo il 9° ko stagionale (7° in campionato) su 32 partite. Ne ha perse più di un quarto e ha 2 punti in meno di quanti ne prese Di Francesco in 24 giornate (con l’ex allenatore pure 3 gol realizzati in più e 1 incassato in meno). Sembra non rendersene conto, ma non ha più la certezza di restare nella prossima stagione. Peggio di lui sta messo solo Petrachi che, sempre più isolato a Trigoria e in silenzio anche durante il volo di ritorno nella Capitale (nemmeno una parola con i giocatori su input del club giallorosso), non è più in sintonia nemmeno con il suo segretario di fiducia Longo. E non è da escludere che a questo punto il ds anticipi l’uscita di scena con la risoluzione del contratto prima della fine della stagione. Vista, invece, da lontano «la Roma ha ancora la possibilità di fare bene: la trattativa per il cambio di proprietà non c’entra niente con il rendimento della squadra». Pallotta, insomma, crede nel riscatto. Almeno quanto l’allenatore.
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