Roma, l'appello di Fonseca alla squadra: «Non molliamo»

Fonseca (foto Gino Mancini)
di Ugo Trani
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Lunedì 17 Febbraio 2020, 07:30
 Il trucco c’è e si vede. Basta seguire il nuovo dibattito che monta soprattutto via Internet. Fuori porta e fuori contesto. La gente giallorossa che litiga sull’esclusione del City dalla Champions e quindi sul Financial Fair Play. Non accade nemmeno a Manchester, dove i tifosi dello United avrebbero più di una ragione di lamentarsi della strategia non proprio corretta del management dello sceicco Mansour per trovare l’equilibrio nel bilancio e al tempo stesso avere la rosa da top club. Accade, invece, nella Capitale, quando sarebbe invece giusto dare la priorità all’involuzione della Roma nel nuovo anno e al ritardo dal 4° posto che è di 6 punti (più gli scontri diretti: l’Atalanta sa di poter gestire il vantaggio nelle prossime 14 partite). Meglio, insomma, farsi gli affari altrui che analizzare i propri. Lo stesso Fonseca, al momento di parlare ai giocatori a Trigoria dopo il ko di Bergamo, gira a largo. Dovrebbe approfondire che cosa sia accaduto in 40 giorni. E ripercorrerli per dare una motivazione o anche di più alla falsa partenza nel 2020 (6 ko in 9 partite, 5 su 7 in campionato e appena 4 punti conquistati), peggior inizio dopo la sosta di Natale dalla stagione ‘75-‘76. Il portoghese, dunque, fa subito una distinzione: «Questa sconfitta è diversa dalle ultime due contro il Sassuolo e il Bologna. Adesso è però fondamentale non mollare. C’è subito l’Europa League. E bisogna vincere le prossime due partite».

NESSUN PROCESSO
Fonseca non intende guardare in faccia la realtà che, dopo 3 sconfitte consecutive, è angosciante, anche pensando al futuro della Roma che rischia di dover rinunciare, e per la seconda stagione di fila, agli introiti della Champions. È però chiaro che voglia prenderla di petto. Il nuovo obiettivo è inquadrato: il successo contro il Gent, giovedì all’Olimpico, nell’andata dei sedicesimi di Europa League. E anche quello successivo: il bis domenica, sempre in casa, contro il Lecce in campionato. Lavora davanti al video e in campo per aggiornare tatticamente la squadra fragile e confusa. Senza identità. Parla al gruppo, convinto che più di un calciatore sia debole psicologicamente. Il cortocircuito spegne la prestazione del singolo. «Dovete ritrovare la convinzione in quello che fate» insiste a quattr’occhi o nelle riunioni con il gruppo. Chiede più coraggio e meno paura. Non mette pressione ai giovani e chiama in causa i senatori. Interviene per salvare la stagione che, contando pure l’eliminazione di Coppa Italia, sembra fortemente compromessa.

PETRACHI FA SCENA MUTA
«Non mi sento in discussione». Fonseca lo ha detto a Bergamo dopo il 9° ko stagionale (7° in campionato) su 32 partite. Ne ha perse più di un quarto e ha 2 punti in meno di quanti ne prese Di Francesco in 24 giornate (con l’ex allenatore pure 3 gol realizzati in più e 1 incassato in meno). Sembra non rendersene conto, ma non ha più la certezza di restare nella prossima stagione. Peggio di lui sta messo solo Petrachi che, sempre più isolato a Trigoria e in silenzio anche durante il volo di ritorno nella Capitale (nemmeno una parola con i giocatori su input del club giallorosso), non è più in sintonia nemmeno con il suo segretario di fiducia Longo. E non è da escludere che a questo punto il ds anticipi l’uscita di scena con la risoluzione del contratto prima della fine della stagione. Vista, invece, da lontano «la Roma ha ancora la possibilità di fare bene: la trattativa per il cambio di proprietà non c’entra niente con il rendimento della squadra». Pallotta, insomma, crede nel riscatto. Almeno quanto l’allenatore.
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