Zamparini, il mangia-allenatori
nessun presidente è come lui

Zamparini, il mangia-allenatori nessun presidente è come lui
di Carlo Santi
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Sabato 21 Novembre 2015, 10:17 - Ultimo aggiornamento: 10 Novembre, 19:28
La storia è infinita. Maurizio Zamparini è davvero il re degli esoneri, l’uomo che sembra avere un debole per le litigate anche violente con i suoi tecnici. Un vero mangia-allenatori spesso pirotecnico e poco affidabile. Ma lui è al comando del club e, quindi, lo gestisce a suo piacere.
Oggi ha cacciato Ianchini e richiamato, dopo qualche anno, Davide Ballardini. Glerean, il primo a cadere

Dal primo giorno al Palermo, Zamparini ha mostrato la sua predilizione. Era l’estate del 2002 e l’imprenditore friulano aveva rilevato il club siciliano da Franco Sensi dopo aver possseduto il Venezia travasandolo a Palermo, allenatore compreso. Che era Ezio Glerean, durato però un amen, solo il precampionato perché alla prima di campionato la sconfitta per 4-2 con l’Ancona gli costa il posto.

Arriva Daniele Arrigoni ma neppure lui resiste e a Natale è cacciato. Spazio a Nedo Sonetti che non riesce a portare il Palermo in serie A.

Avanti un altro. C’è Silvio Baldini che, lasciata Empoli, è accolto in città come l’uomo della provvidenza. Un po’ sopra le righe, Baldini a Natale dirà: «Scommetto un milione di euro che porto il Palermo in A». Un attimo dopo, però, ecco il gelo con il presidente. Il giorno di San Silvestro il patron impone alla squadra di rimanere in città per non fare tardi la notte. Qualcosa si era incrinato e, complice una sconfitta (con la Salernitana) a fine gennaio Baldini non è più il mister.

Entra in scena Guidolin

Largo a Francesco Guidolin alla prima di tre/quattro esperienze sulla panca più traballante del calcio italiano. Guidolin riesce nell’impresa di portare la squadra in serie A resistendo tutta la stagione successivo dove ha colto un importante, anzi storico, sesto posto con la qualificazione in Uefa. Felice, Guidolin? Ne, perché ha preferito salutare (sarà un arrivederci) e lasciare il posto a Gigi Delneri che rimarrà in Sicilia dal giugno 2005 al gennaio 2006, il momento dell’esonero complice una squadra non al massimo, senza ali per giocare con il modulo richiesto da Delneri, il 4-4-2.

E’ il momento di Papadopulo che al primo colpo vince, in Coppa Italia, 3-0 con il Milan prima di fermare la corsa, in questa competizione, all’Olimpico contro la Roma in semifinale. Era il 2006, l’anno di Calciopoli, e l’ottavo posto finale diventerà quinto dopo le sentenze dello scandalo del pallone.

Da Delneri a Papadopulo e Conantuono

Che fa, Zamparini, con Papadopulo? Lo caccia. E richiama Guidolin che può contare su una squadra con Amauri, Simplicio e Bresciano. Girone di andata super, da scudetto, ma a Natale Amauri esce di scena per un infortunio al ginocchio (stop per tutta la stagione) e il Palermo ingrana la macia indietro. Ad aprile Guidolin è cacciato, spazio al tecnico della Primavera Rosario Pergolizzi che collezione tre sconfitte. Che fare? Richiamo Guidolin, ha detto Zamparini. E il coach di Castelfranco Veneto porta la squadra in Uefa prima di andare via per qualche mese lasciando il posto a Stefano Colantuono. Il suo cammino non è cominciato nel migliore dei modi: fuori dall’Uefa contro il Mlada Boleslav ma a novembre un 5-0 a Torino contro la Juventus lo spedisce a casa, almeno per un po’.

Il ritorno di Guidolin e l'Uomo ragno

Ecco di nuovo Guidolin (quarta volta se contiamo le due della stagione 2006-2007) ma per poco, giusto da novembre 2007 a marzo 2008 perché un 4-3 subito al Barbera dal Genoa lo farà rimuove di nuovo dal suo posto facendo ritornare Colantuomo. Sembra un idillio con il pres, ma dura ancora poco. Prima di campionato, quello del 2008-2009, prima sconfitta (a Udine, 3-1) e subito l’ira di Zamparini che lo caccia e chiama Davide Ballardini che è bravo in casa, un po’ meno lontano dal Barbera nonostante un bel calcio. La sconfitta nel derby siciliano in casa con il Catania (0-4 contro gli uomini di Zenga) pesa. Guidolin capisce che qualcosa non va, dice di voler andare via e il presidente lo accontenta chiamando l’ex uomo ragno.
Zenga non ripete i successi e il gioco di Catania, mostra confusione e a novembre è già via. Largo a Delio Rossi chiamato dal diesse del club, Walter Sabatini.

Delio Rossi e la Champions sfiorata

Rossi il primo anno sfiora la qualificazione in Champions Leauge, fallita sul filo di lana complice il successo della Samp sul Napoli ma il secondo non lo è altrettanto. Il 2011, dopo sei sconfitte di fila, tocca anche a Delio la legge della cacciata. Ma anche il suo sostituto, Serse Cosmi, che vorrebbe giocare con il 3-5-2, non va. Due mesi per provarci e lasciare di nuovo la panchina a Delio Rossi che accetta per portare in finale di Coppa Italia il Palermo. Due success nel penultimo atto con il Milan e poi la finale all’Olimpico contro l’Inter che perde nonostante una bella prestazione. Zamparini non ci sta e lo allontana.

Spazio a Devis Mangia

Tocca a Stefano Pioli che, però, non convince il patron che ad agosto, prima del via del campionato, lo esonera affidando la squadra al tecnico della Primavera, Devis Mangia. Un esordiente. Mangia finisce sulla graticola e il 19 dicembre, tre mesi e mezzo dopo l’incoronazione, è già a casa. Al suo posto Bortolo Mutti, un ritorno il suo a Palermo, ma questa volta con un altro presidente, Zamparini appunto. Mutti è sedicesimo a fine campionato ed esce di scena lasciando il posto a Giuseppe Sannino in una stagione pessima, quella del 2012-2013 che porterà il club in serie, una stagione che sembra una burla.

La follia del 2012-2013

Sannino resiste fino a metà settembre 2012, arriva Gianpiero Gasperini fino a febbraio quando entra il terzo allenatore dell’anno, Alberto Malesani, per sole tre partite (e tre pareggi) primo del ritorno di Gasperini ma per due partite perché Zamperini richiama Sannino. Che follia, che pessima figura il calcio, con le istituzioni che dovrebbero intervenire fissando delle regole per evitare queste barzellette. Sannino non riesce a salvare la squadra dalla retrocessione e lascia.

La scommessa (persa) con Gattuso

Si riparte dalla serie cadetta con Gennaro Gattuso ma dopo sei giornate anche l’ex campione del mondo patisce la legge della tagliola del presidente. Che giura amore a Beppe Iachini che resiste più a lungo di tutti, 773 giorni tutti di fila, fino a questa mattina quando anche lui deve fare le valige lasciando il posto a un altro cavallo di ritorno, Davide Ballardini.
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